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All’Ulss7 solo un medico è no vax. Rose rosse a Santorso per il rientro di chi era stato sospeso

Rose rosse a Santorso per i medici no vax. Chi ha compiuto il gesto lo ha anche raccontato sui social scatenando non poche polemiche. “Non volevo, era solo un atto di solidarietà nei confronti dei medici che rientrano  al lavoro e potranno curarci”. Ma qualcuno risponde che chi si è fatto sospendere avrebbe potuto continuare a curare i pazienti se si fosse vaccinato come tutti gli altri medici. Si, tutti: perchè alla fine l’Ulss 7 conta solo un medico no vax. Quindi, tanto rumore per nulla e le solite polemiche tra chi non crede nei vaccini, è convinto che chi sia stato sospeso abbia subito un’ingiustizia e gli fa avere addirittura delle rosse del colore degli innamorati.

“Il ritorno in corsia dei medici no vax è un segno di pacificazione di cui abbiamo bisogno. Le condizioni stanno migliorando e abbiamo bisogno di questi medici”. Lo ha detto il ministro della Salute, Orazio Schillaci, intervistato al TG5. “I vaccini sono stati uno strumento indispensabile nella lotta al Covid e sono da raccomandare a fragili e anziani”, ha ribadito il neo ministro.

I medici vanno gratificati con uno stipendio adeguato. Non siamo in linea con quelli europei e mi impegno per trovare una soluzione, come per le risorse necessarie al sistema sanitario nazionale. I cittadini devono avere la stessa cura su tutto il territorio nazionale e non in base alla regione”.

I numeri dell’Ulss 7: un solo medico è no vax

In tutta l’azienda sanitaria, i dipendenti che si sono sempre opposti all’obbligo vaccinale, e che per questo erano stati sospesi, sono 45 in tutto: un medico, 8 infermieri, 16 operatori sociosanitari, 13 impiegati amministrativi, e 7 tecnici. Il medico e gli infermieri erano stati sospesi direttamente dai loro ordini professionali. Discorso diverso per gli oss, dipendenti diretti dell’azienda sanitaria e tecnici, che erano stati sospesi direttamente dalla Regione Veneto .

Va ricordato che all’inizio erano oltre 140 i dipendenti che avevano deciso di non vaccinarsi. Poi, con il passare del tempo e dei vari appelli, ne sono rimasti 45, su un totale di oltre quattromila.

Sanità, Nursing Up De Palma: “Tornano finalmente al lavoro i 2600 infermieri sospesi in Italia perché non vaccinati, un numero limitatissimo, appena lo 0.5% dei 460mila professionisti iscritti all’Ordine. La quasi totalità degli infermieri si è regolarmente immunizzata. Chiediamoci quale prezzo gli operatori sanitari “rimasti sul campo” a fronteggiare una carenza di 80mila unità hanno dovuto pagare, e in che modo, profondamente differente, poteva e doveva essere gestita la situazione dei colleghi non sottoposti ad alcuna immunizzazione”.

La levata di scudi dell’opposizione della Regione Veneto

“Quella del reintegro del personale sanitario non vaccinato è una decisione sbagliata, fatta tra l’altro poco più di un mese prima della scadenza, dando un messaggio da ‘liberi tutti’ che va in senso contrario alla necessità di tenere comunque sempre alta l’attenzione sul Covid. Presenteremo una mozione che impegna la Giunta a non inserire il personale medico no vax a contatto con le persone fragili negli ospedali, nei presìdi territoriali e nelle Rsa”. Ad annunciarlo le consigliere regionali del Pd Veneto e componenti della commissione sociosanitaria, Anna Maria Bigon e Francesca Zottis assieme ai consiglieri dem Giacomo Possamai, Vanessa Camani e Jonatan Montanariello. “Con questo reintegro voluto dal governo, si opera un condono dalle conseguenze lesive. Innanzitutto sotto il profilo della protezione dei più fragili. Ma contemporaneamente questo dietrofront diffonde un altro virus: quello del disimpegno, della deresponsabilizzazione di tutti, del crollo del senso civico che nei mesi più duri della pandemia ha fatto da argine”.
“Questa operazione viene giustificata con la necessità di rimpinguare il personale sanitario. Ma la carenza va affrontata con una riorganizzazione completa del sistema sanitario, dal supporto amministrativo ed infermieristico per i medici di medicina generale, alla rivisitazione del contratto di lavoro ed alla maggiore attrattività per le strutture sanitarie. Se i governi centrale e regionale – concludono – pensavano di risolvere così questo problema ormai cronico significa che non c’è piena consapevolezza dello scenario oppure che la scelta a monte è quella di non volerlo affrontare direttamente”.

 

Schio. ‘Mi rifiuto di farmi curare da medici no vax, non ho fiducia’