AltoVicentinOnline

Aumentano i poveri in Veneto, fiume di richieste di sostegni economici e redditi di cittadinanza

Il piano veneto di contrasto alle povertà prende le misure della nuova emergenza ‘Covid 19’ e aggiorna interventi e misure. Questo l’obiettivo del confronto promosso dal Tavolo regionale per la lotta alle povertà, Veneto Lavoro, Alleanza contro le povertà, Anci Veneto e gli amministratori dei 21 ambiti territoriali del Veneto (ex Ulss): soggetti pubblici, terzo settore e reti territoriali impegnati a far fronte ai tanti bisogni che la crisi sanitaria, sociale ed economica causata dalla pandemia sta amplificando anche in Veneto.

“Di settimana in settimana – rileva l’assessore alla Sanità e al Sociale, Manuela Lanzarin, che coordina il Tavolo regionale – il mio assessorato sta registrando un crescendo di domande di sostegno economico, non solo nei grandi comuni, ma anche nei comuni più piccoli: dalla spesa alimentare al pagamento di bollette e affitti (fondo di sostegno perle locazioni), dalla perdita del lavoro (in particolari colf e badanti) alla povertà educativa per i minori. Ai servizi sociali territoriali si stanno rivolgendo nuove categorie di persone, che mai sinora avevano chiesto aiuti o sussidi: imprenditori in forte difficoltà economica, colf e badanti, giovani donne che hanno perso il lavoro, famiglie con bambini o genitori separati che si ritrovano senza reddito e impossibilitati a pagare affitto e bollette. Sono i nuovi vulnerabili, persone estremamente dignitose, che sinora non avevano mai conosciuto la dimensione della povertà”.

Il primo fattore di nuova povertà è la perdita del lavoro: in Veneto si registra la perdita di almeno 6 mila posti di lavoro la settimana. Il numero dei disoccupati in Veneto – calcola il direttore di Veneto Lavoro, Tiziane Barone – è destinato a salire velocemente dai 133 mila di fine dicembre ai 180 mila previsti a fine del primo semestre 2020. Da febbraio ad oggi Veneto Lavoro calcola che si siano persi circa 10 mila contratti a tempo indeterminato e 60 mila contratti a tempo determinato, in particolare tra gli stagionali del turismo, del commercio e servizi, delle costruzioni e tra gli operatori della logistica.

Crescono di pari passo le domande di accesso al reddito di cittadinanza: le 62.245 richieste dei primi di febbraio, registrate in Veneto dall’Osservatorio statistico dell’Inps, sono lievitate alle 66.767 della prima settimana di aprile. Di queste, ne sono state accolte 36.561 (circa il 55%), di cui 2.422 tra febbraio e aprile, con un trend evidente in crescita.

I percettori di reddito di cittadinanza abili al lavoro in Veneto in questo momento sono 20 mila: di questi 7.113 hanno già siglato un patto per il lavoro, 4.295 sono esclusi, 1.695 sono esonerati, 2.511sono in attesa di convocazione da parte dei centri per l’impiego, 818 sono già stati riconvocati.

Dai primi di marzo la Regione Veneto – ricapitola l’assessore – ha anticipato un fondo di emergenza di 9,4 milioni di euro, potenziando tutte le misure di emergenza già attivate contro la povertà e allargandone l’accesso anche prescindendo dalla dichiarazione Isee: 24 empori della solidarietà, fondo di sostegno per la casa (affitto o mutuo), reddito di inclusione attiva anche in assenza di patto personalizzato, iniziative per i senza fissa dimora e i più indigenti, progetti contro la povertà educativa allargando la fascia dei destinatari, dai 3 ai 17 anni. Su base annua complessivamente gli interventi anti-povertà valgono oltre 17 milioni di euro, due in più rispetto ai fondi impegnati nel 2018.

“Stiamo mettendo in campo ulteriori misure straordinarie come FSA-Covid – ha aggiunto l’assessore – un fondo speciale per gli affitti gestito direttamente dalla Regione per snellire tempi e procedure ed erogare in modo veloce un sostegno a chi non ce la fa a sostenere l’onore dell’affitto”,

La Regione ha avviato, inoltre, il nuovo Sistema informativo Sociale e Lavoro, gestito dall’ente strumentale Veneto Lavoro, per monitorare la situazione occupazionale e condividere con le amministrazioni locali dati, procedure e strumenti di intervento sociale e di politica attiva. La piattaforma, che fa perno sugli Sportelli Lavoro dei Comuni e su quelli dei Centri per l’Impiego, sarà operativa da giugno: aiuterà a mettere in contatto le offerte di lavoro con i curricula di chi sta cercando una occupazione e a valorizzare le opportunità offerte da fondi bilaterali, associazioni di categoria, sistemi di welfare territoriale.

“Il nuovo obiettivo delle misure di contrasto alle povertà– spiega Lanzarin – è favorire l’inclusione e l’attivazione sociale dei beneficiari delle misure di contrasto alle povertà, promuovendo tra i percettori del reddito di inclusione attiva l’assunzione di lavori di utilità sociale. Di fronte ai nuovi scenari di progressivo e generalizzato impoverimento, dobbiamo migliorare le capacità di ascolto delle esigenze provenienti dai diversi ambiti territoriali, valorizzare le pratiche esistenti, favorire i processi di valutazione e armonizzare i diversi progetti utili alla collettività. Per esempio, mettendo in rete i ‘buoni spesa’ erogati dai Comuni (per un importo complessivo di 27 milioni assegnati al Veneto) con gli interventi degli Empori della solidarietà e con l’assistenza a domicilio attivata da Caritas, parrocchie, associazioni”.

“Le esigenze sono superiori alle disponibilità e sarebbero ben più ampie – conclude l’assessore – Avremmo bisogno di maggiori risorse dal Fondo sociale nazionale, la cui programmazione non teneva conto dell’emergenza Covid, e di maggior autonomia nella gestione di questi fondi, per rispondere meglio ai tanti e differenziati bisogni dettati dall’impoverimento, senza rigidi vincoli di destinazione”.