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‘Pronto soccorso Santorso: gravissimo quanto successo. La politica tace?’

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

Quanto riportato dagli organi di stampa in questi giorni è l’apice di una situazione che denunciamo da mesi: la grave carenza di medici all’ospedale di Santorso rischia di compromettere la funzionalità di reparti essenziali come il pronto soccorso. Qui infatti, in un ospedale spoke di un territorio evidentemente considerato periferico e quindi penalizzabile, la carenza è più grave che altrove. Sembrerebbe che persino la cooperativa che gestisce l’appalto ha fatto fatica a reclutare dei medici per coprire i turni del pronto soccorso. Questi medici avrebbero dovuto occuparsi dei casi di minore entità, ma ricordiamo che nel nostro territorio la guardia medica che dovrebbe anche servire per i casi meno gravi funziona a singhiozzo per usare un eufemismo. Infatti i turni in cui c’è stato il problema emerso erano notturni, orario in cui a maggior ragione servirebbe una guardia medica attiva. Insomma una situazione paradossale: il privato che spesso è andato a coprire i “buchi” del pubblico, non riesce a trovare medici. Nemmeno per 90€ l’ora. È davvero assurdo che ci si trovi a pagare maggiormente (rispetto a chi ha un contratto pubblico) i medici assunti dalle Coop.

Bisognerebbe ripartire da zero, riprogettando una sanità pubblica che vada davvero incontro ai cittadini, tutti, nessuno escluso. Perché se il pronto soccorso è in difficoltà si può anche essere ricchi, ma sempre lì bisognerà rivolgersi. Dunque non ci sono soldi che tengano, è un problema che riguarda tutti.

E proprio per questo motivo ci aspetteremmo una presa di coscienza generale da tutte le forze politiche e da tutti gli amministratori, i quali dovrebbero iniziare a chiedere conto all’Ulss di queste situazioni. Eppure in alcune città dell’alto vicentino ci sarebbe anche una campagna elettorale, ma evidentemente la sanità pubblica non è un tema di cui parlare. Santorso fa scuola dunque? Siamo sempre i primi: sebbene 18 ospedali su 26 in Veneto ricorrano a cooperative per i servizi del pronto soccorso, Santorso è il primo per numero di appalti esterni. Adesso un altro triste primato: sembra che nemmeno la cooperativa riesca a trovare personale.

Abbiamo più volte denunciato la fuga dei medici: molti se ne vanno perché non sopportano di vivere in un’organizzazione malata, che ha smesso da un pezzo di pensare a un progetto di salute per i cittadini. Non ci sono ricette facili per uscire velocemente da questo disastro. Il primo passo utile sarebbe riconoscere che c’è un disastro e le cause che lo hanno generato. E poi invertire la rotta. Più soldi in busta paga ai medici, e anche agli infermieri, ma soprattutto un drastico cambiamento che rimetta salute, cittadini e dignità degli operatori al centro del sistema. Allontanare la cattiva politica che lo ha soffocato, questo sistema. E con essa tutti i politici che hanno portato avanti la privatizzazione della sanità, causa prima del baratro in cui ci troviamo.

I consiglieri Comunali di Coalizione Civica Schio

Giorgio De Zen

Carlo Cunegato

La Denuncia di Codacons

Per affrontare l’emergenza medici nei pronto soccorso italiani, il Codacons propone di accreditare presso il Servizio Sanitario Nazionale gli studi medici privati, al pari di quanto già avviene con le cliniche convenzionate, e di ricorrere in via d’urgenza ai medici militari nelle situazioni in cui il sovraffollamento dei pronto soccorso mette a rischio la vita dei pazienti.
“La crisi strutturale del sistema di emergenza sanitario sta letteralmente esplodendo in diversi ospedali italiani che non riescono a far fronte agli accessi e alle richieste di cure dei malati – spiega il presidente Carlo Rienzi – Una situazione che rischia di esporre nosocomi e medici ad una valanga di denunce per omissione di soccorso, concorso in lesioni e, in caso di decessi nei pronto soccorso, concorso in omicidio colposo”.
“Di fronte a questa grave crisi regioni e istituzioni devono attivarsi con misure straordinarie volte a garantire i servizi di assistenza agli utenti – prosegue Rienzi – In tal senso chiediamo di inserire nel Servizio Sanitario Nazionale anche gli studi medici privati, che devono operare per sopperire alla mancanza di camici bianchi nei pronto soccorso, alle stesse condizioni delle cliniche convenzionate, apportando le necessarie modifiche alla normativa vigente per consentire a tutti i pazienti di poter accedere in modo il più possibile agevole alle prestazioni di cui necessitano, anche presso strutture private non accreditate, così da alleggerire accessi e carico di lavoro nei pronto soccorso”.
Nelle situazioni di più grave sovraffollamento dei pronto soccorso, inoltre, deve essere previsto l’intervento straordinario dei medici militari al fine di garantire le cure necessarie ai pazienti – conclude il Codacons.