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La Bce e la mossa di eliminare la banconota da 500 euro

Addio al bigliettone da 500 euro, il taglio più forte disponibile sulla piazza internazionale dopo quello da 1.000 franchi, ricercatissimo da mafie e crimine organizzato, perfetto per il riciclaggio e l’evasione fiscale, pericoloso strumento in mano al terrorismo per spostare somme ingenti occupando poco volume.
Sul biglietto, soprannominato da alcuni il ‘Bin Laden’ per la sua pessima fama, cala la scure della Banca centrale europea. Che ha deciso di interrompere la produzione anche se, date le ingenti scorte, continuerà ad essere emesso fino a fine 2018. Nel frattempo il biglietto dal colore violetto continuerà ad avere corso legale e – precisa la Bce in una nota – “manterrà sempre il suo valore”.

Ma c’è l’incoraggiamento a cambiarlo alle banche centrali dell’Eurosistema. E’ una nuova sconfitta (con compromesso, vista la gradualità dei tempi) per i tedeschi, che oggi hanno votato contro: pochi giorni fa, nella sua visita a Roma, il presidente della Bundesbank Jens Weidmann aveva spiegato la contrarietà della Germania, ancora affezionata al cash (e alla vecchia banconota da 1.0000 marchi, di simile valore) e paese che “non ha problemi di riciclaggio”.
La Bce spiega di aver tenuto conto “delle preoccupazioni che questa banconota possa facilitare attività illecite”: avrebbe ricevuto richieste in tal senso in alti consessi internazionali. Il pensiero corre al G20, dove la lotta al finanziamento del terrorismo ha ritrovato (almeno nei comunicati) nuovo slancio dopo i sanguinosissimi attacchi in Europa degli ultimi mesi. In gioco c’è una quantità di circolante ragguardevole, circa 300 miliardi, il 30% del valore del contante in euro anche se i pezzi da 500 in circolazione sono appena il 3% delle banconote totali.
Per questo c’è una scuola di pensiero che ipotizza che in realtà Draghi abbia mandato a segno un’altra freccia nella corsa globale a mandare i tassi in negativo o addirittura nella ‘guerra al contante’ (war on cash): togliere di mezzo i 500 euro servirebbe a contrastare la fuga di quei biglietti (che molte persone non hanno nemmeno mai visto) verso l’estero. A frenare il tasso di cambio dell’euro, ieri spiacevolmente balzato a 1,16 dollari. E a disincentivare chi – in epoca di tassi negativi – comincia a preferire il contante al conto corrente, indebolendo l’espansione monetaria.