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Laghi. Cigno ‘attacca’ i ciclisti. Ma è solo per difendere Principessa. Fotogallery

Raccontano che un ciclista lo abbia allontanato in malo modo con un bastone e da allora il cigno Arturo, di stanza da tre anni nello splendido laghetto di Laghi di Vicenza, li vede come il fumo negli occhi.

In realtà il giovane cigno, dalla stazza non trascurabile una volta fuori dall’acqua, sta solo difendendo la sua prima covata e la mamma Principessa, intenta ad accudire le uova nel nido costruito ai margini del lago, tra il canneto.

Il futuro papà, all’arrivo di una due ruote ma anche di ignari turisti che passeggiano sul lungolago, li individua immediatamente da qualsiasi posizione come possibili fonti di pericolo e li affianca dal lago, increspando le acque e gonfiando penne ed ali, rivelando alla razza umana una bellicosità per la difesa delle uova solitamente trascurata in questa creatura, considerata da sempre la quintessenza dell’eleganza.

A chi si avvicina troppo a Principessa che, rassicurata dal suo onnipresente body gard, se ne sta tranquilla e beata a covare tutto il giorno, viene riservato un trattamento ulteriore: Arturo esce dal lago e con il suo passo pinnato lento e goffo attacca minacciosamente e senza timore i più inopportuni, prediligendo le ruote delle bici, per lui evidentemente il bersaglio di una punizione esemplare per chi ha osato avvicinarsi troppo alla covata.

Chi ormai lo conosce evita di irritarlo, e gira al largo senza tanti indugi. Solo i pescatori godono di un permesso privilegiato, probabilmente perchè Arturo li considera ormai parte del lago. Ed ovviamente il suo ‘tutore’ Mosè Toniolo, gestore del chiosco sul lago, che li ha portati in queste acque tre anni fa.

‘Ormai ci siamo quasi – assicura Mosè con una emozione impercettibile nella voce – si tratterà ormai di pochi giorni, e gli anatroccoli nasceranno a breve. Non vedo l’ora di vederli. Sono curioso – confessa ridendo – di studiare le mosse di Arturo dopo la nascita, se per difendere i piccoli dichiarerà ancora ‘guerra’ ai ciclisti come in questi giorni di covata’.

Marta Boriero