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Santorso. Paziente rompe il femore e la famiglia chiede i danni: “I letti dell’ospedale sono senza sponde”

Nuova ‘bega’ per l’ospedale Alto Vicentino di Santorso, dove un paziente 75enne è caduto dal letto poco prima di essere dimesso, riportando la frattura del femore.

Quello che è stato definito “una fatalità che rientra nella percentuale dei casi”, in realtà potrebbe rivelarsi ben più ‘fastidioso’ per l’azienda sanitaria locale, visto che la figlia del paziente, ha deciso di rivalersi sull’Ulss 4 per i costi aggiuntivi dovuti all’aggravamento delle condizioni di salute dell’uomo e le conseguenti cure più costose.

“E’ successo tutto perché i letti non hanno le sponde – ha spiegato M.G.P., 49 anni, artigiana di Schio – Mio padre stava per essere dimesso dall’ospedale per entrare in Rsa a Malo con metodo ‘rieducativo’. Il costo mensile sarebbe stato di 1.400 euro. Già di per sé una somma consistente, ma dopo la caduta dal letto e la rottura del femore, ha dovuto subire un intervento e si è ammalato di broncopolmonite. A quel punto, a causa del chiodo nella gamba e del peggioramento della salute, da Malo ci hanno detto che il ricovero sarebbe avvenuto con metodo ‘riattivativo’”.

E qui la beffa. Perché dai 1.400 euro iniziali, il costo mensile del ricovero dell’anziano è salito a 2.200 euro. Una cifra importante, che sicuramente non tutte le famiglie e i pensionati possono permettersi. E forse anche una ‘leggerezza’ dall’azienda sanitaria che suona come una stilettata nei confronti dei cittadini, che sentono sempre parlare di sanità veneta come di eccellenza, ma che invece devono scontrarsi con una modernità che pare costare molto più della vecchia sanità, che agli occhi di molti “costava di meno e garantiva di più”.

“Un’assurdità – ha commentato la figlia dell’uomo – Era tempo che chiedevamo un letto con le sponde e ci è stato negato con la motivazione che la normativa europea non li prevede. Per garantire che mio padre non cadesse dal letto, ci hanno proposto di dargli assistenza giorno e notte, naturalmente a pagamento”.

Una richiesta ‘incivile’ per i familiari del paziente, che ritengono tutto l’episodio uno “schiaffo morale”, visto che il pensionato ha lavorato una vita versando tutti i contributi previsti dalla normativa.

“Mio padre era entrato per un’ischemia – ha spiegato M.G.P. – Aveva problemi di deglutizione, parola e semiparalisi. In 10 giorni era migliorato ed era pronto per le dimissioni. E noi eravamo pronti a pagare i 1.400 euro dell’Rsa senza lamentarci. Ma con la caduta, la situazione è degenerata. Ci sentiamo presi in giro, perché non riteniamo i letti contenitivi una richiesta assurda. Al De Lellis c’erano e mi risulta che ci siano anche negli istituti di ricovero per anziani. Invece è vergognoso che chiedano assistenza a pagamento all’interno dell’ospedale”.

Nel frattempo l’anziano paziente è stato ricoverato a Malo, con la tariffa di 1.400 euro per il primo mese. “Ho chiesto ufficialmente all’avvocato dell’ospedale che l’Ulss 4 ci corrisponda mensilmente gli 800 euro di differenza per il ricovero a Malo, qualora la tariffa venisse confermata a 2.200 euro. Se siamo passati da rieducazione a riattivazione è per colpa del personale che ha permesso che mio padre cadesse dal letto. Ci è stato risposto che ‘succede’ e rientra nella percentuale dei malati ricoverati, ma è inaccettabile una scusa simile. Il dottor De Munari ci ha detto che la richiesta sarà valutata, mentre il direttore amministrativo non ha commentato. Ora – ha concluso la donna – siamo in attesa di una decisione. Ma sono molto preoccupata per quello che sta succedendo alla nostra sanità”.

Anna Bianchini