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Pedemontana. Manca bond da 1,2 mld di euro. Cantieri a rischio

Per la Pedemontana Veneta in Regione la sveglia è puntata al 29 gennaio.

Intanto Zaia di nascosto incrocia le dita, sperando che per quella data la Sis chiuda il closing finanziario necessario per la copertura dei lavori, altrimenti si troverà ad affrontare il disastro della chiusura dei cantieri.

All’appello infatti manca ancora il  bond da 1,2 miliardi di euro, ma Sis ‘giura’ che ci sarà.

Come tra l’altro aveva già assicurato che ci sarebbe stato quattro mesi fa, con una prima asta a luglio,  slittata poi a ottobre e ancora a novembre.

Il bond
A garantire il maxi prestito alla Sis sarà la finanziaria americana Jp Morgan che, sempre nel mese di luglio, ha avviato il roadshow nelle piazze finanziare di Madrid, Londra, Parigi e Milano, in cerca di investitori.
Del valore di 1,55 miliardi di euro, l’obbligazione si compone di 1,2 miliardi di finanziamento ‘mezzanino’ con scadenza nel 2047, oltre a altri 350 milioni ‘senior’ al 2027.

Passata l’euforia del maggio scorso di Zaia e Sis, mentre sottoscrivevano la terza  convenzione,  ora dalla Regione le bocche sono cucite, se non per uno stringato: “Se non ci sarà il closing finanziario il contratto con Sis si scioglie, senza onere alcuno a carico del pubblico”.
Nessuna delle parti in causa vuole guardare al futuro pensando al peggio. Se Sis assicura che per gennaio il closing ci sarà, permettendo uno slancio dei cantieri che ad oggi procedono sempre più a rilento, la Regione dal canto suo si arrocca su un ‘quel che dovevamo fare, abbiamo fatto’ e, nell’ipotesi di scioglimento del contratto con la famiglia Dogliani, i cantieri si bloccheranno definitivamente.

Pagheranno sempre i veneti?
Nel frattempo pochi giorni fa, presentando la manovra di bilancio per il 2018, la Regione ha messo in conto il pagamento di 7,5 milioni di euro per la prima rata del mutuo da 300 milioni di euro, stipulato con Cassa Depositi e Prestiti.
Un altro contributo pubblico, a beneficio di Sis che doveva operare in project financing, dopo i 614 milioni di euro ottenuti da Roma.
L’una tantum messa in campo da Zaia, che verrà elargita in due tranche da 140 milioni di euro nel 2018 e 160 nel 2019, servirà a ridare ossigeno ai cantieri della Pedemontana Veneta ed era stata annunciata dal governatore del Veneto come se avesse salvato capra e cavoli.

Da capire cosa identificasse con capra e cavoli: se la fastidiosa addizionale irpef, che voleva introdurre, oppure una rianimazione al limite dei cantieri.   Di certo dal ‘salvataggio’ sono rimasti fuori i contribuenti veneti, che ogni giorno si trovano imbottigliati nella giostra di rotonde e deviazioni dei cantieri in lavorazione.
Veneti che, in un modo o nell’altro, si troveranno sul groppone l’ennesima grattata di fondo della Regione,  pari ad un debito stimato di 4500 euro a testa per i nati dopo il 2018.

Cosa accadrà
Se Sis non chiude il closing finanziario, la Regione dovrà tenere fede alle oltre 600 pagine della convenzione firmata a maggio: contratto sciolto, ruspe ferme e operai a casa.
Si profilerebbe la possibilità del riaffidamento  al gruppo Salini Impregilo,  già agguerrito di suo ed in attesa della pronuncia del Tar, dopo avere impugnato le delibere della giunta regionale per il rinnovo della convenzione. Ma sul piatto delle ipotesi si profilano anche  la riassegnazione dei lavori con una nuova gara,  oppure l’affidamento in house a  Cav, la società per azioni costituita da Anas e Regione Veneto.

Paola Viero