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Thiene. Dopo il Parlamento Busin torna alla Brp: “E’ un sistema politico irriformabile”

Il suo non è un addio alla politica, ma adesso vuole dedicarsi all’azienda di famiglia e a quei 140 dipendenti che hanno bisogno anche del suo contributo professionale.

Filippo Busin, 50 anni, thienese doc, deputato nella 17esima legislatura, figlio dello storico imprenditore Battista Busin, rimane un leghista felice che ora brinda a quella che giudica una schiacciante vittoria del centro destra, ma in lui campeggiano sensazioni contrastanti, con l’impulso politico che avverti mentre lo intervisti, è consapevole che deve staccare per un attimo per dedicarsi alla sua impresa.

Filippo Busin, perché non si è ricandidato?

Nel 2013, quando sono stato eletto, sapevo che se fossi stato costretto a scegliere tra azienda e l’impegno politico avrei scelto l’azienda, per motivi legati alla sfera famigliare a alla mia responsabilità (140 dipendenti con altrettante famiglie che dipendono da noi). Se vuoi fare il deputato a Roma e non il turista hai tantissimo da fare, le due cose sono difficilmente conciliabili. La nostra azienda è famigliare, non è una multinazionale dove le persone sono numeri e facilmente sostituibili.

Qual è stato il momento più bello della sua esperienza da deputato?

Dal punto di vista politico, sicuramente il referendum per l’autonomia del Veneto, con la vittoria netta. Per me che faccio politica per passione e ideale è stato un successo incredibile: un momento unico e indescrivibile, che ha dato senso a tutto a quello che fatto.

E il momento peggiore invece?

L’uscita di Flavio Tosi dalla Lega per me è stato un evento doloroso, perché nella Lega nazionale (veneta, confederale riguarda tutto lo stato) mi hanno isolato e fatto sentire un corpo estraneo. L’addio di Tosi ha significato una specie di esilio, mi vedevano quasi come un nemico e questo mi creava dei disagi Avrei voluto più collegamenti, contatti e lavoro di squadra, soprattutto in termini territoriali.

La cosa di cui è più orgoglioso, che non sarebbe esistita senza Filippo Busin.

Nel 2014 ho portato ‘a casa’ 4.500.000 per i danni da alluvione e neve. Sono andato a Roma per contrattare qualcosa per la mia regione, la mia terra, i miei veneti e grazie al mio intervento abbiamo avuto i soldi per far fronte ai danni che hanno distrutto anche gli impianti nel bellunese. Me ne ero accorto io, i soldi sono arrivati grazie ad un mio emendamento poi firmato da tutti i veneti. Fatto insieme a Zaia, ma è una medaglia che mi metto al petto io. Poi ho fatto una importante battaglia per Portoviro, per il polesine e altri territori che non sono solo Thiene. Ho lavorato da parlamentare vero per tutto il Veneto. La battaglia per le banche è quella che mi ha dato maggiore visibilità.

Chi sono i migliori politici italiani?

Nella Lega Giancarlo Giorgetti. E’ sempre stato il mio mentore e riferimento, è lì dal 1996. Giorgio Santini del Pd è molto saggio e prudente, Renato Brunetta (FI) è una testa superiore, tralasciamo il carattere ma è un grande politico, molto intelligente. Poi c’è Roberto Calderoli, una figura superiore, con un’intelligenza che rasenta il genio ed è riconosciuto da tutti. Anche Davide Crippa del M5S è molto molto bravo. Il Movimento 5 Stelle ha delle figure, non sono tutti ingenui e impreparati. E devo ammettere che da quando è sindaco, Virginia Raggi è stata anche molto boicottata, così ci rimette tutto il movimento.

Terminata l’esperienza, rimane l’onore del ruolo o il rimpianto di aver capito che la politica italiana è un disastro?

La convinzione che ho maturato è che questo sistema è irriformabile dall’interno. L’unica cosa che si può fare è lavorare per uno shock esterno, come quello di Zaia per il referendum, che costringa dall’esterno il sistema a riformarsi. Serve una forzatura in termini autonomisti e federalisti. Ora, per quanto si mettano d’accordo, non se ne darà mai fuori, per la configurazione del sistema italiano, ci sono troppe resistenze che prevalgono, è fondamentale uno shock esterno. Gli aiuti a Roma hanno devastato il sistema fino all’epoca di Marino. La Raggi è stata boicottata, con lei sono stati molto meno generosi. Con Marino, Roma era sempre bisognosa di interventi esterni, io mi sono sempre opposto perché erano regali. Erano soldi che figuravano come vino ad un alcolizzato. Sembravano finanziamenti a fronte di piani industriali, quando l’unico modo di riformare Roma Capitale è toglierle i soldi, così trova il suo modo per ridurre sprechi e diventare più efficiente. Questo è uno shock esterno (come togliere la droga ad un drogato). Questi finanziamenti non servono a mostrare la solidarietà, è solo malgoverno e alimenta il sistema parassitario che si è consolidato a Roma. Autonomia e federalismo sono l’unica riforma possibile, che proviene dalle regioni virtuose che si ribellano perché stanche di essere prosciugate.

Sarà ancora un militante della Lega?

Sarò sempre militante della Lega. Tutte le mie energie e il mio impegno politico voglio rivolgerlo al mio Veneto, che per me è la parte migliore d’Italia.

Che scenario ipotizza ora per il nuovo governo?

Intanto ricordiamo che le elezioni sono state vinte dal Centrodestra, non dai 5Stelle, con la Lega come partito maggioritario. Quindi un tentativo va fatto con l’incarico a Salvini, il quale deve prendersi i voti per un governo stabile (gli mancano 50 deputati). Auspico un governo Salvini che trova un appoggio da forze esterne che gli diano i voti che gli mancano (deputati singoli o gruppi che decidono di appoggiarlo o accordi con forze politiche). Se non fosse possibile, allora è meglio un governo di scopo con durata limitata, uno o due anni, con 4-5 cose importanti da fare, poi cambiando legge elettorale e tornare al voto.

E’ più felice di tornare a casa o ha il rimpianto di non far parte di un governo che ora ha la maggioranza?

Sono un po’ rattristato, lo ammetto, perché se vai al governo ti si apre un mondo e io avrei potuto fare molto di più. Ma mio nonno mi diceva che la cosa più dolorosa sono le rinunce e aveva ragione. In questa tornata ci sono personaggi, tipo Alberto Bagnai e Claudio Borghi che stimo tantissimo. Un po’ di amaro in bocca ce l’ho.

Qual è stata la cosa migliore fatta dalla 17esima legislatura?

Questa è stata soprattutto la legislatura delle occasioni perse. La legislatura precedente aveva approvato leggi delega sul federalismo fiscale e questa avrebbe potuto rivoluzionare lo stato e fare il vero cambiamento.  Era un’ottima legge, ma è stata messa nel cassetto da Monti, poi da Letta e infine da Renzi. Sarebbe stata un’occasione storica e spero che questo governo la riprenda, ma sono certo di sì (il referendum del Veneto lo costringe). L’unica cosa buona è stata l’attenzione nei confronti delle imprese, con jobs act e riduzione delle imposte e contributi a carico delle imprese.

La cosa peggiore imputabile alla 17esima legislatura?

Tutto quello che hanno fatto nei confronti del sistema bancario. Peggio di così non sipoteva fare, nemmeno se ci si fosse messo Satana in persone. Hanno sbagliato tutto, tempi, modalità e contenuti dell’intervento. Il governo è stato guidato in modo pessimo da Bankitalia e Consob. E non si parla solo delle banche venete, ma di tutte quelle italiane. Un disastro totale. Nemmeno una guerra mondiale ha fatto tanti danni. Le hanno sbagliate tutte. Padoan non capisce nulla di banche, Renzi addirittura meno. Hanno seguito Bankitalia che aveva come unico scopo salvare sé stessa dalle sue responsbilità e non erano interessati a salvare il sistema e i risparmiatori. Hanno salvato Bankitalia e Consob ma hanno ‘ucciso’ i risparmiatori, soprattutto quelli veneti.

Si è preso il vitalizio?

No, perché è stato abolito dal governo Monti e io come deputato, rispetto a chi mi ha preceduto, ho preso 50mila in meno all’anno. A 65anni avrò una pensione piccola per il mio mandato, mentre una volta bastava fare un solo giorno per prendere il vitalizio. Ho preso circa 100mila euro lordi l’anno, come tutti i parlamentari.

Che cosa augura ai suoi successori?

Silvia Covolo, Erik Umberto Pretto e Germano Racchella godono della mia stima e a loro auguro il meglio. Sarà una bellissima esperienza, ma soprattutto sono persone competenti, che hanno già vissuto la vita amministrativa. Sono certo che saranno ottimi rappresentanti del territorio. Erika Stefani è alla sua seconda esperienza e considero anche lei un’ottima figura.

Anna Bianchini