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Lugo. ‘Luce nel silenzio’, quando la storia si ripete e alla guerra va detto ‘no’

Dal 2013, in via Roma 14 a Lusiana, “Artefoto” è un laboratorio di fotografia, o meglio di poesia, del lughese Gigi Abriani che giovedì 27 aprile, alle 20, nella splendida cornice della palladiana Villa Godi, presenterà il suo libro fotografico “Luce nel silenzio – Di notte la vita torna nei luoghi che hanno visto la storia” (Edizioni ArteFofo 2017, pp. 80).
Ad impreziosire l’album il contributo e gli interventi, tra gli altri, di Sebastiano Favero, Presidente Nazionale dell’Ana, di Achille Variati, Presidente della Provincia di Vicenza e di Enzo Biasia, Presidente Sezione Ana di Asiago,
Quando me lo ha consegnato in anteprima in questi giorni, leggendo il titolo così significativo, mi è balzato alla mente un inno liturgico delle Lodi Mattutine della Chiesa di questi giorni pasquali: “Nel primo chiarore del giorno, vestite di luce e silenzio, le cose si destan dal buio, com’era al principio del mondo. E noi che di notte vegliammo, attenti alla fede del mondo, protesi al ritorno di Cristo, or verso la luce guardiamo. O Cristo, splendore del Padre, vivissima luce divina, in Te ci vestiam di speranza, viviamo di gioia e d’amore. Al Padre cantiamo la lode, al Figlio che è luce da luce; e gloria allo Spirito Santo, che regna nei secoli. Amen”.
In effetti, come dice nella copertina l’autore, il suo capolavoro è “dedicato a chi sulle montagne ha vissuto, ha combattuto, sperato… a chi a casa aspettava… i loro pensieri si incontravano nel vento”. 
Non sono certo le bibliche montagne della Palestina quelle pennellate da Abriani, ma sono le montagne che dal nostro amato Altopiano si stiracchiano fino al patriottico Monte Grappa (L’Ortigara, il Forte Verena, il Forte di Campolongo, il Monte Cimone di Tonezza, il Forte Interrotto e il Corbin, il Monte Zebio, il Cengio, il Forte Lisser), non è la storia del Nazareno quella raccontata sottovoce (come è lo stile di Gigi) ma la storia di tanti figli spirituali del Nazareno, a casa ad aspettare non stanno le figlie di Gerusalemme piangenti ma spose, madri, sorelle dei nostri alberi genealogici.
La storia, insomma, non cambia ma si ripete, quasi ciclicamente come decantava il vecchio Esiodo. “Le pagine di questo libro – racconta lo stesso Gigi – non raccontano i drammi di milioni di soldati e civili, non narrano atti di coraggio e non descrivono battaglie e strategie militari; non formano, pertanto, un classico libro storico. Vogliono far immaginare, attraverso le fotografie, cosa quel conflitto sia stato anche umanamente nelle fortificazioni, nelle gallerie, nelle mulattiere di guerra che ancora oggi segnano il nostro territorio: si parlava, si ricordava, si stava, si spettava il giorno seguente. In una parola si viveva”.
Abriani, poi, spiega che tutto ciò nasce dalla valigia dei ricordi della sua infanzia: “Da bambino ho visto molte estati susseguirsi sull’Altopiano, vivendo la quotidianità di mio padre casaro e di mia madre che lo aiutava: l’odore della legna accesa per fare il formaggio, il fumo denso, gli acri odori della malga. La sera, rischiarati da lampade ad olio, ci si raccontava le storie dei forti che, come giganti di cemento e ferro, sovrastavano le malghe sottostanti”.
Luce nel silenzio sono parole di amore, di speranza, di paura, scritte nella sacralità e nella magia della notte. Mi auguro che questo libro fotografico possa diventare luce per questo nostro mondo che in queste ore sembra barcollare nel caos e nel buio, in mezzo all’indifferenza e al silenzio dei potenti e al grido di una umanità dolente, raccolta sotto lo stesso Cielo, dalla martoriata Siria all’Egitto, passando per l’equatore e gli oceani che si stanno bellicosamente attrezzando.
Se potessi e avessi gli agganci giusti lo spedirei per raccomandata e lo farei arrivare sulla scrivania di Trump e del giovanissimo Kim Jong-Un (un anno più giovane di me, ndr) per far capire loro, attraverso la maestria dell’amico Gigi, che la guerra, ogni guerra, è sempre un orrido affare e che l’unica porta da tenere aperta è quella della pace. Sempre. Senza se e senza ma!
Sandro Pozza