Mentre per Luca Zaia, la riforma sanitaria che sta tenendo banco in seno al consiglio regionale di Palazzo Ferro Fini non deve destare preoccupazione perchè non prevede la soprressione di ospedali nè di servizi ed ogni Ulss potrà continuare a gestire il proprio budjet, l’opposizione continua a promettere battaglia. Un’opposizione compatta e anche forte, di nuova generazione e leve molto ‘passionali’ come Jacopo Berti e Cristina Guarda del Pd.
“I primi cittadini hanno evidenziato due punti fondamentali da portare avanti – concorda Jacopo Berti, capogruppo 5stelle – Innanzitutto l’ascolto della conferenza dei sindaci, che non è avvenuto a nessun livello in questa nuova versione del progetto di legge, e, in secondo luogo, il problema delle omogeneità delle Ulss, con scompensi dal punto di vista dell’assetto patrimoniale, economico e finanziario e delle cure.
Maggioranza: ‘Tagli da Roma’. Minoranza: Vero problema sono i project’
“Dal Pd veneto fa solo misero ostruzionismo. Mentre Roma continua a tagliare servizi, è vergognoso tenere bloccato il Consiglio veneto con una manovra emendativa strumentale e per nulla costruttiva”. Difende in pieno ‘stile leghista’ Alberto Villanova, consigliere regionale del Gruppo Zaia Presidente e componente della Commissione Sanità del Consiglio regionale del Veneto. “Presentare più di mille emendamenti con lo solo scopo di bloccare la riforma – afferma Villanova – è un comportamento vergognoso. I mille emendamenti presentati in Aula si sono poi trasformati in 75 mila pagine stampate, soldi dei contribuenti veneti buttati al vento solo ed esclusivamente per soddisfare l’orgoglio personale di qualcuno che non meno di un anno fa si è ritrovato con percentuali da prefisso telefonico”. “Il progetto di legge ‘Azienda Zero’ – continua Villanova – è stato discusso e ridiscusso, oltre che promesso ai cittadini veneti che ad ampia maggioranza danno riconfermato Zaia. Pensare di utilizzare metodi da prima repubblica per bloccare l’approvazione di questo provvedimento è poco rispettoso nei confronti delle istituzioni ma soprattutto dei cittadini veneti. La riforma, ci tengo a ribadirlo, non tocca minimamente l’aspetto ospedaliero ma anzi, tende a sburocratizzare gli uffici amministrativi e a snellire la macchina operativa”. “Ancora più assurdo – segnala il componente della Commissione Sanità – se si pensa che chi vorrebbe darci lezioni di buon governo, a Roma vota per tagliare risorse alle regioni e con il Decreto Lorenzin obbliga di fatto i medici di base a non prescrivere esami imponendo così il ricorso alla cure private, gravando ulteriormente sulle tasche dei cittadini”.
Ma per la consigliera Cristina Guarda, il problema non è Roma, ma i quattro projet financing che hanno indebitato la Regione. Accusa ribadita da Berti, che punta l’indice contro quei contratti, che hanno creato il vero problema alla sanità veneta.
N.B.