La ‘scomunica’ al noto giornalista e vice direttore del Corriere della Sera Beppe Severgnini arriva a Milano direttamente dalla piccola Arsiero.

Non un appunto o una critica formale, ma una vera e propria invettiva dal sapore censorio quella che ha colpito il Severgnini nazionale: il mittente è Don Paolo Zampiva, parroco in servizio dal 2016 all’Unitá Pastorale Arsiero – Valposina.

Oggetto del contendere, a detta di Don Paolo, l’atteggiamento eccessivamente accondiscendente e complice che Severgnini avrebbe tenuto nei confronti delle case farmaceutiche, sponsorizzandone in modo acritico l’attività specie per ciò che attiene i vaccini, tema quantomai al centro del dibattito che divide con toni ben al di sopra delle righe favorevoli e contrari: sul ‘ring’ mediatico non solo gli specialisti del settore, ma capita sovente di trovarci la casalinga o il panettiere, tutti giurati esperti di chimica.

Su questo tema spinoso il prelato non ha avuto esitazione alcuna a mettere nero su bianco il suo pensiero, affidando le proprie esternazioni ad una mail inviata proprio alla rubrica ‘Italians’ che Severgnini cura personalmente all’interno del Corriere.

“Lei – scrive Don Paolo – “riguardo ai vaccini ha fatto delle dichiarazioni che neanche un bambino ritardato mentale farebbe. Io spero che lei possa ripensare alle stupidaggini che ha detto e fare un po’ di autocritica. Sono sinceramente preoccupato nel vedere che così tanti giornalisti come lei siete completamente venduti e piegati a 90° rispetto ai potentati. Lei non è un giornalista, è un pennivendolo”!

Considerazioni pesanti che il giornalista allievo di Indro Montanelli e opinion writer del New York Times dal 2013 ha cercato di stemperare in poche righe: “Ho lasciato la sua mail com’è (compreso “Ho penna per lei”, che scritto a un giornalista non è male..!). Una curiosità: quel “don” prima del nome è un vezzo? La prego, mi dica che è così. E lei non ripete certe cose da un pulpito…”.

Se il variegato mondo dei ‘No Vax’ ha trovato in Don Paolo l’alfiere, questo pare lo scopriremo presto: l’eco della rovente missiva ha cominciato a girare nella Valle dell’Astico e in particolare ad Arsiero dove nella locale casa di riposo il Covid ha lasciato dietro di sé una ventina di vittime e dove i contagi anche in paese hanno impensierito non poco autorità e sanitari.

Tra i contagiati, e neanche troppo lievemente, figura paradossalmente anche Don Paolo che è dovuto ricorrere all’ausilio dell’ossigeno: un lungo periodo di malattia e di isolamento che non l’hanno però minimamente dissuaso dalle sue posizioni quantomeno sospettose verso la scienza.

E aspettando che il parroco alpino torni ad indossare i paramenti sacri, ad Arsiero si attende non senza trepidazione per capire quale sarà il tema della prossima omelia.

Non finisce qua, il ‘don’, che ha un profilo facebook, oltre al noto giornalista professionista, ha attaccato pubblicamente anche dei personaggi istituzionali, come la ministra Azzolina, alla quale ha rivolto frasi non proprio adeguate alla veste sacra che indossa. Il sacerdote, insomma, sta facendo discutere tutti in paese, dove c’è chi lo difende e chi lo attacca ferocemente per le sue idee, che non si conciliano con il suo ruolo religioso. Pare sia stato anche ripreso da chi lo ha invitato ad abbassare i toni, facendogli capire che un sacerdote dovrebbe essere meno radicale e soprattutto, dovrebbe utilizzare un linguaggio meno aggressivo. ‘Pennivendolo…bambino ritardato mentale…’, non si entra nel merito del pensiero di Don Paolo, ma fa impressione l’utilizzo di insulti che si fa fatica a fare uscire dalla bocca di un prete. Ed è quello che ha quasi scioccato il giornalista Severgnini, che ha stentato a credere che quegli insulti a lui rivolti arrivassero non da un normale lettore, ma da un ‘don’ in carne e ossa.

Il caso simile

Ha fatto il giro d’Italia ed ha avuto gli onori della cronaca nazionale  il discorso di monsignor Pietro De Luca, nel Duomo di Paola. Il religioso durante la messa  ha detto: “Per ritornare ad una vita buona abbiamo bisogno di ritornare all’amore grande delle parole. Faccio un esempio: Di Maio un giorno incontra Mario Draghi, ex governatore della Banca Centrale Europea. Quando Di Maio incontra Draghi, ha un diploma di scuola superiore curriculum nobile, ma popolare. Vendeva bibite al campo sportivo Dice Di Maio: “ho incontrato Draghi e mi ha fatto una buona impressione”. È come se io incontro Papa Francesco e dico che mi ha fatto una buona impressione. L’Italia si fa rappresentare da uno che incontra Draghi e dice che gli ha fatto una buona impressione”, ha affermato il prete al termine della funzione religiosa. Questa storia, che potrebbe sembrare una barzelletta, in realtà non lo è. E’ infatti una frase che è stata pronunciata davvero dal Ministro degli Esteri Di Maio in un incontro con Draghi nella scorsa estate.  Ripreso da alcuni fedeli con il cellulare, Don Pietro ha poi affermato: “non fate girare il video”. Anche se è bastato qualche attimo per ripensarci: “anzi fai quello che vuoi. Sono libero cittadino e posso dire quel che voglio”.

Ai lettori l’opinione: ‘un parroco è davvero libero di dire quello che vuole come un semplice cittadino?’

 

Marco Zorzi

Natalia Bandiera

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