Se si chiedesse ai suoi genitori risponderebbero che è nata cantando. Linda Quero, 21 anni  originaria di Monte di Malo, ha fatto approdare il suo talento di cantautrice a Londra. E non solo. Negli utlimi mesi la sua ‘Bang bang’ domina tra i giovani orientali, colonna sonora di un gettonato videogame, ‘Mobile Legends Bang Bang’, premiato ai Southeast Asian Games 2019.

Un modo teatrale di approcciarsi alla musica. Divisa tra recitazione, canto e lezioni di pianoforte, la piccola Linda conosce le melodie jazz grazie alla ricca collezione di dischi del padre, ma è solo attraverso le parole di “No woman no cry” che capisce di poter usare la musica per veicolare emozioni. Inizia allora a frequentare i corsi di musical con Luca Giacomelli Ferrarini ed Eleonora Pasin nella scuola “Orizzonte Danza”, dove riesce a coniugare la passione per il canto con quella per il teatro e l’intrattenimento. Ed è proprio stando sul palco che si accorge di volersi approcciare alla musica in modo teatrale, il modo di Beyoncé e Lady Gaga ma soprattutto di Michael Jackson, suo ‘angelo custode’.
“Mi bastava infilare la maglietta con la sua faccia stampata, ascoltare le sue canzoni e guardarne i film per zittire chi di fronte alle mie ambizioni diceva che sarei morta e sepolta in questo paesino in provincia di Vicenza”, racconta Linda.

Dal liceo Zanella all’Academy di Ed Sheeran
L’avvio al cantautorato giunge tardivo, quando le mancano pochi anni al diploma nel liceo classico Zanella di Schio. La scelta di un indirizzo scolastico non orientato alla musica non è affatto un errore di calcolo a discapito della carriera. “Rifarei la mia scelta una seconda volta anche solo per la disciplina, la costanza e la positività di fronte ai risultati che il liceo mi ha portato a elaborare –  spiega Linda – Per quanto riguarda il mio percorso da cantautrice, ho rimediato al tempo perso adottando la sfida dei 10 minuti”. Un allenamento che la sprona a scrivere 3 canzoni al giorno, a costo di impiegare anche le ore destinate al sonno.

Ma la stanchezza è niente quando la dedizione e la passione la sovrastano. Il segreto è rendersi conto che la strada è tutta in salita, che il raggiungimento di un obiettivo non è che la spinta ad alzare la mira verso un bersaglio più in alto. Linda, infatti, dopo un anno trascorso al The Institute of Contemporary Music, nella capitale britannica, mette in gioco la “miglior canzone” in un concorso della Basca (British Academy of Songwriters, Composeres and Authors) e conquista l’accesso per l’anno successivo all’Academy of Contemporary Music, i cui corridoi sono stati calpestati anche da Ed Sheeran.
“Quando sono arrivata all’università al primo anno ero l’unica del mio corso che già scriveva testi- ricorda -Mi serviva un ambiente più competitivo per tirar fuori gli artigli”. Non è presunzione la sua, i fatti lo dimostrano: sono bastate un paio di lezioni nella nuova università per farle guadagnare un contratto da scrittrice con l’etichetta Soundgraphics per popstar giapponesi e coreane, tra cui TWICE, Red Velvet e Elris.

Alla ricerca di un’industria musicale ‘al passo coi giovani’
Inghilterra, Giappone, Corea, ma anche Svezia e Ibiza. Sebbene la maggior parte della popolazione, soprattutto italiana, stenti ad accorgersene quello di cantautrice è un lavoro a tutti gli effetti, ma tiene ancora i talenti come Linda distanti dall’Italia. “Non poter studiare qui come a Londra mi fa soffrire. E’ assurdo che la patria dell’opera lirica non sia in grado di investire in ambito musicale”, confessa Linda mentre coltiva il sogno di portare il metodo londinese nelle scuole italiane, per avvicinare i ragazzi alla musica. “Se si vuole rendere il panorama musicale italiano fruibile ai giovani, bisogna svecchiarlo adottando un approccio più tecnologico”.

E’ certo che l’industria musicale all’estero lasci più spazio ai giovani talenti, è altrettanto certo che non sia facile farne parte, in primis per la lingua straniera. Nel caso di Linda, però, la diversità linguistica è stata malattia e antidoto. Partire un passo indietro rispetto a chi era madrelingua l’ha fatta andare molto più avanti. “Da straniera riesco a notare formule fisse nei testi, le annoto, le imparo. E’ un esercizio positivo”, che le viene in aiuto nella lunga ricerca di parole e suoni che precede la stesura di una canzone.

‘Cantautrice’ non vuol dire ‘cantante’
Per Linda fare musica non è seguire uno spartito, bensì vivere un’esperienza che porti cambiamento e arricchimento nella vita di chi la fa. E’ solo con questo atteggiamento che una canzone diventa colore, immagine, coreografia. “Si chiama sinestesia musicale” ed è il suo talento di essere un’artista a trecentosessanta gradi. “Le prime volte in cui entro in uno studio di registrazione combatto per marcare la differenza tra ciò che sono e ciò che credono che io sia, una semplice cantante” racconta. Non c’è da stupirsi, dal momento che le donne rappresentano solamente il 16% nel cantautorato a livello mondiale.

Un’unica canzone per tre identità
Essere premiata come “cantautrice emergente” dall’associazione Girls I Rate è stato il primo passo per scalare la montagna di pregiudizi di origine sessista. Il secondo sarà l’uscita programmata per settembre del suo primo singolo, intitolato “Body On Me”, in cui ha inserito tutte le influenze musicali che le piacciono, così che se anche in un futuro si avvicinasse a una solo influenza non cadrebbe in contraddizione. La firma è di ‘Shorelle’, un unico nome d’arte che racchiude le sue tre personalità musicali. ‘Shina’ l’identità pop, ‘Elle’ quella jazz, ‘Rouelle’ quella hip-hop. “Quando uso questo nome, Linda sparisce e al suo posto sale sul palco una squadra intera. E’ come se mettessi in campo tutte le mie forze”.

Eleonora Sartore

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