Le loro storie ti stravolgono, sono quelle di mamme, di nonne e di zie, che stanno soffrendo per quanto sta accadendo nella terra d’origine che hanno lasciato per lavoro. Non vivono più sapendo che la guerra attenta alla loro vita.

Una grande folla di persone ha ‘abbracciato’ il mondo ucraino oggi in piazzetta Ragazzi del ’99 in zona Bosco durante la manifestazione per la pace in Ucraina, organizzata dalla comunità ucraina. Tanta la commozione e i momenti di preghiera, non solo dal mondo ucraino ma anche da tantissimi italiani venuti a sostenere questa importante causa a livello umanitario: “Sono persone buone, altruiste  – spiega una thienese –  la maggior parte delle donne ucraine che conosco sono colf o badanti, alcune sono bariste. Questo significa che sono sempre state accanto a noi, ci aiutano ad esempio accudendo i nostri genitori anziani. È vero, è il loro lavoro, ma si vede che lo fanno con amore e fanno parte della nostra comunità, della nostra quotidianità. Quando ho sentito cosa era successo quella mattina al telegiornale mi si è stretto il cuore come se fossero stati della mia famiglia”.

Tra i partecipanti c’è invece chi reputa sia solo una facciata, come sostiene un ragazzo di 17 anni: “Sto studiando la storia, so di cosa parlo e credo che tutta questa manifestazione sia una esagerazione. Perché per questa popolazione c’è un corteo mentre non si parla mai delle altre guerre, ad esempio la guerra in Palestina? Perché non ci sono manifestazioni in piazza per il mondo arabo?”

Una testimonianza di vita molto particolare arriva anche da un ragazzo di 25 anni adottato da una famiglia italiana, Luigi Casara, nato a Luhansk. (Alla fine dell’articolo la sua toccante intervista video). Solo sei anni fa ha scoperto dell’esistenza dei suoi genitori biologici e ora, alla luce dei nuovi fatti accaduti, non sa se sono ancora vivi, se avrà la possibilità di conoscerli, di abbracciarli e chiedergli per quale motivo lo hanno abbandonato.

Mamme che vorrebbero rivedere i propri figli e nipoti, ma già bloccate per due anni dal Coronavirus e ora fermate da questa guerra, che per molti è senza senso oltre che meschina. “I media parlano solo dei militari morti e di quello che sanno  – dichiara la referente della comunità ucraina Taras Oksana –   ma è impossibile contare la reale quantità di vittime. Non torneremo mai più come prima. La nostra filosofia di vita dice: “Se vieni a casa mia e mi porti un pezzo di pane, ti do tutto quello che ho e lo condivido con te. Se vieni da me con un tuo pensiero, ti ascolto con il cuore e con l’anima e ti aiuto per tutto ciò che posso. Ma se ti permetti di venire nella mia terra con le armi, dalle tue stesse armi verrai ucciso.” Il 24 febbraio un aggressore ha invaso il mio paese. Si è permesso di toccare la mia terra. L’Ucraina non è e non sarà mai russa. Alle 4 del mattino nelle città più grandi, nello stesso momento, sono stati bombardati tutti gli aeroporti, annullando la possibilità al popolo di lasciare il paese o ricevere aiuti umanitari. Siamo un paese pacifico, vogliamo vivere in pace. A chi può cambiare il mondo chiediamo, per favore fermateli con le sanzioni, tramite lo Swift. Ringraziamo lo Stato italiano, sappiamo perfettamente tutto questo cosa comporterà perché come gli italiani anche noi qui paghiamo le bollette. Sappiamo perfettamente in che situazione si è ritrovata l’Italia come Stato da un punto di vista economico. Chiediamo aiuto umanitario per il popolo ucraino come scorte di prima necessità e di accogliere i profughi che presto arriveranno. Vi chiediamo inoltre di isolare i russi e chiudere gli spazi aerei per permettere ai nostri soldati di difendere il cielo ucraino. Oltre alla morte di tanti concittadini, stanno distruggendo la nostra cultura, il patrimonio Unesco, la nostra architettura. Vi ringraziamo tutti per essere qui. Pregate se siete credenti, pregate i vostri santi, altrimenti semplicemente unitevi al nostro pensiero.”

Parole di speranza che sollevano gli animi di tutti i presenti e che danno ancora più forza per andare avanti: “La nostra bandiera ufficiale ha uno stemma che significa “vola”, perché siamo un paese libero e così rimarremo  – aggiunge un’altra donna ucraina.  Sono di Chernihiv, parlo anche la lingua russa e per questo ora provo vergogna. Credo che il popolo russo non sappia tante cose, l’informazione che arriva a loro è diversa, fanno vedere che l’aggressore è l’Ucraina invece non è così. Non c’è la giusta informazione, c’è censura. Per fortuna il mondo sa e vede la verità”.

Laura San Brunone

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