La classe politica italiana non si smentisce mai. Ed il ritiro degli emendamenti con i quali i politici italiani si erano dimostrati pronti a ‘pararsi le chiappe’ togliendosi dalle spalle la responsabilità per ogni mala gestione durante l’emergenza coronavirus, non cambia le cose in nessun caso. Qualcuno dovrebbe spiegare a lorsignori, che il lauto stipendio che ricevono ogni mese non è frutto di magnerie e corruzione, è il semplice riconoscimento di una professione che implica grandi e totali responsabilità.

Nessuno sconto deve essere fatto quindi per la responsabilità. Lo sanno bene medici e infermieri e lo sanno anche sanitari e tecnici, che in queste settimane hanno lavorato con abnegazione, arrivando perfino a morire di virus. Inaccettabile che la politica li ringrazi, li definisca ‘eroi’, li elogi pubblicamente, salvo poi proporre emendamenti con i quali si autoassolve e rende inattuabile qualsiasi procedura contro le amministrazioni.

Ma allora, di chi è la responsabilità se non è stato ‘chiuso tutto’ in tempo, “se i DPI non sono arrivati, se i tamponi non sono stati fatti, se respiratori e caschi non sono sufficienti, se la gravità dell’epidemia è stata sottostimata, se l’organizzazione è stata lenta e lacunosa”?

Non importa, l’importante è che non paghino i politici.

La lettera e l’indignazione

Nel vicentino, a denunciare come vergognoso un fatto che in realtà è ben oltre il vergognoso, è Michele Valente, presidente dell’Ordine dei Medici di Vicenza, che commenta così gli emendamenti proposti al Cura Italia: “80 i medici e gli infermieri morti in Italia. Dei medici positivi al Covid-19 si è perso il conto, ma si stima che sia stato contagiato il 15% degli operatori. Molti sono attualmente in terapia intensiva, intubati. Non c’è stato finora il tempo per fare polemiche, talmente è il lavoro da fare: siamo in piena emergenza e pensiamo a quella, ma va fatta una riflessione su quanti morti avremmo potuto evitare. Poi ci è giunta una notizia a dir poco vergognosa. Non ci sono altre parole per commentare che nella discussione al Senato sulla conversione del Decreto Legge Cura Italia del 17 marzo, sono stati presentati alcuni emendamenti che prevedono una sostanziale immunità per le strutture sanitarie e per i soggetti preposti alla gestione della crisi sanitaria in relazione agli eventi avversi accaduti durante la pandemia da Covid-19 e in particolare “in caso di danni agli operatori. Tale proposta, che ci risulta venire da esponenti del governo e delle opposizioni, ha provocato sconcerto e sdegno negli operatori sanitari. Gli emendamenti, con sfumature differenti, sostengono lo stesso concetto: le condotte dei datori di lavoro non determinano responsabilità penale, civile ed erariale. Nessuno potrà indagare. Quindi nessuna colpa se i DPI non sono arrivati, se i tamponi non sono stati fatti, se respiratori e caschi non sono sufficienti, se la gravità dell’epidemia è stata sottostimata, se l’organizzazione è stata, e continua a essere, incerta, lenta e lacunosa. Cercano un’assoluzione preventiva per sé, mentre farisaicamente plaudono a noi medici, gli ‘eroi’ che devono lavorare con abnegazione e spirito di servizio, e tanto basta. Questi emendamenti, e se verranno ritirati non cambierà il nostro giudizio, sono crudeli, sprezzanti e offensivi per una categoria che sta combattendo una guerra a mani nude correndo rischi enormi per onorare il proprio giuramento. Sono inaccettabili e vergognosi in uno stato di diritto. Come Ordine dei Medici, in accordo con le nostre organizzazioni sindacali, chiediamo che i proponenti li ritirino immediatamente, chiedendoci scusa per aver pensato di assolvere a priori le strutture sanitarie e le istituzioni che avevano la responsabilità e il dovere di tutelarci”.

La Sanità in mano alla politica

Eppure, che la Sanità in Italia sia una questione politica lo sanno tutti. Per giocare in casa, basta guardare a casa nostra. In Veneto infatti, l’evidenza è sotto gli occhi di tutti, perfino nei Comuni che contano poche migliaia di persone. Impossibile dimenticare le ‘grandi battaglie’ per la Sanità locale, che hanno visto le forze politiche usare l’ospedale come il fazzoletto nel ruba-bandiera, arrivando a contraddirsi sullo stesso argomento solo per l’esigenza di contrastare l’avversario alle elezioni. Impossibile anche dimenticare le discese in campo di qualche assessore regionale o candidato locale quando, parlando di Sanità, la presa di posizione politica (fuori luogo) è suonata come una minaccia. Prendetevi pure i vostri onori quando ci sono, ma prendetevi anche gli oneri, per cortesia.

Anna Bianchini

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