Un ospedale “culturalmente nuovo”, concepito per una Sanità in rapida trasformazione e strutturato apposta per poter raddoppiare i posti letto in caso di pandemia. Un’osservazione scientifica, quella fatta dalla Ulss 7 Pedemontana nel descrivere il suo ospedale di Santorso, ma che letta oggi sa di profezia.

A distanza di 8 anni da quel 20 febbraio 2012, giorno in cui fu inaugurato l’ospedale Alto Vicentino, che in quei giorni non aveva ancora un nome, la necessità di affrontare una pandemia è infatti arrivata e, come ipotizzato dall’Oms, che aveva dato le indicazioni allo studio di progetto, in pochi giorni l’ospedale di riferimento della ex Ulss 4, per ben due volte nel giro di 9 mesi, è stato adattato per l’emergenza.

A spiegare che l’ospedale del territorio è stato fin da subito “perfetto” per l’emergenza covid-19 è Attilio Schneck, oggi consigliere comunale della Lega a Thiene, ma allora presidente e commissario della Provincia di Vicenza e sindaco di Thiene quando fu dato l’ok alla proposta che prevedeva lo smantellamento di Boldrini e de Lellis, gli ospedali di Thiene e Schio, per realizzarne uno nuovo di zecca a metà strada (per questo fu scelta Santorso).

“L’ospedale di Santorso allora fu concepito anche per le grandi emergenze – ha spiegato Schneck – I posti letto potevano essere raddoppiati in caso di epidemie o pandemie. L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) aveva dato indicazioni allo studio di progettazione in merito alla previsione di una grande influenza virale che sarebbe potuta arrivare negli anni seguenti. L’ospedale di Santorso è perfetto come covid hub. Ciò non toglie che è fondamentale che, una volta tornati alla normalità, tutti i reparti vengano ripristinati e ci sia la parità di dignità con Bassano. In caso contrario, tanto vale andare tutti, noi e Bassano, sotto la Ulss provinciale, anche se è una prospettiva che non mi piace assolutamente. A Santorso si dovranno rimodulare le funzioni dell’ospedale. In merito alla spaccatura tra sindaci, la trovo sbagliata. I sono problemi innegabili nel nostro ospedale, giusto denunciarli, ma lo si doveva fare in modo unanime”.

Non ha mai avuto nulla in contrario Schneck sulla realizzazione dell’ospedale. Non tanto per una questione politica, sebbene non si possa sorvolare sulle ‘dritte’ di partito, quanto per ragioni molto tecniche, prima tra tutte l’enorme spesa che si sarebbe dovuta sostenere per rendere anti sismiche entrambe le imponenti strutture.

L’ospedale di Santorso, secondo la descrizione che ne dà la stessa Ulss 7 Pedemontana, è “Nuovo per come rappresenta il modo di concepire la cura, per le modalità operative, per come rappresenta il concetto di Sanità. È una struttura dall’architettura moderna, in cui la sostanza e la forma si uniscono dando luogo a un edificio innovativo dagli spazi gradevolmente vivibili e attrezzati in modo tecnologicamente avanzato. L’ospedale Alto Vicentino, che è dotato di oltre 400 posti letto, è strutturato in modo da dedicare il piano terra all’emergenza e alle funzioni aperte verso l’esterno”.

Grandi spazi appunto, per muoversi agilmente e per cambiare ‘assetto’ in caso di emergenza. Ma anche un nuovo modo di immaginare la Sanità, basandosi su dati certi, come l’invecchiamento della popolazione e la preferenza di affidarsi alla medicina territoriale per la lungodegenza.

Da qui la realizzazione di un ospedale per acuti, cioè per malati che entrano ed escono velocemente, per poi passare eventualmente in carico alla medicina ‘vicino casa’.

Medicina territoriale e ospedali di comunità sui quali si erano spese parole e che sarebbero dovuti diventare attivi al 100% in contemporanea all’inaugurazione dell’ospedale, ma che ancora nel 2014 furono sollecitati dall’allora consigliere regionale Stefano Fracasso, che in occasione dell’inaugurazione della ‘Casa della Salute’ al De Lellis di Schio aveva dichiarato “La Casa della Salute è il primo pezzo della seconda gamba della nuova struttura sanitaria, ora bisogna dare il via agli ospedali di comunità per avere la copertura su tutto il territorio”.

Con queste parole aveva in effetti spiegato ciò che mancava al nuovo sistema sanitario dell’Alto Vicentino per essere a tutti gli effetti strutturalmente corretto. Con la chiusura del De Lellis di Schio e del Boldrini di Thiene e la nascita dell’Ospedale Unico Alto Vicentino infatti, la Sanità dell’allora Ulss 4 aveva visto nascere sul suo territorio il nuovo sistema di cure per i suoi cittadini. Ma, come aveva spiegato Fracasso, “E’ una Sanità che si sorregge su due gambe, una è l’ospedale e l’altra sono i servizi ad esso correlati e sparsi su tutto il territorio – e riferito all’ospedale aveva sottolineato – Il nostro territorio ha bisogno di queste strutture, che sono perfettamente in linea con quello che è richiesto dalla medicina moderna per le cure dei cittadini”.

Sulla stessa lunghezza d’onda l’allora sindaco di Schio Luigi Dalla Via, che aveva commentato: “L’ospedale per acuti è un nodo fondamentale di un sistema di servizi territoriali per il quale la nostra Ulss è pioniera ed esempio per tutto il Veneto nell’attuazione del Piano Socio Sanitario regionale. Un sistema all’avanguardia, grazie ad una rete di servizi sociosanitari integrati e grazie anche all’impegno dei tanti operatori che vi lavorano. Questo sistema deve però essere sviluppato e completato di tutti i servizi previsti”.

Non sapevano allora, Fracasso e Dalla Via, che nel giro di due anni l’ospedale di Santorso si sarebbe trovato a dover ‘competere’ con il ‘collega spoke’ di Bassano del Grappa, favorito da una politica territoriale più ‘connessa’ in Regione rispetto a quella dell’Alto Vicentino, che la medicina territoriale, nel 2020, sarebbe stata ancora da completare e che ci sarebbero stati gravissimi problemi di carenza di personale medico.

Il nuovo concetto di Sanità

Sempre secondo la Ulss locale, “Il ricovero ospedaliero deve garantire la massima efficienza e i tempi più brevi, per favorire piuttosto, per i lungodegenti, un’accoglienza a domicilio o negli ‘ospedali di comunità’. L’assistenza ospedaliera però non dovrà perdere di umanità, ma offrire piuttosto ambienti rassicuranti, che consentano ai ricoverati di non sentirsi isolati dal contesto sociale, grazie agli spazi ben studiati e all’accesso ai mezzi tecnologici, facilitato in tutta la struttura.

Lo stesso governatore Luca Zaia, durante una visita in ospedale a Santorso a novembre del 2013 aveva evidenziato: “Abbiamo un esempio concreto della filosofia che sta alla base nel nuovo Piano Sociosanitario: ospedali moderni, efficienti e ben dotati di tecnologie e professionalità per rispondere alle necessità acute dei cittadini e un capillare rafforzamento della medicina territoriale”.

Anna Bianchini

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