Un borsone contenente generi di prima necessità: biancheria, prodotti per l’igiene, accanto a uno zainetto per bimbi con qualche gioco. Si è aperta con l’immagine di questo “kit” di prima necessità, la conferenza stampa presso il Municipio di Schio, che ha fatto il punto della situazione sulla violenza contro le donne. Si avvicina infatti il 25 novembre, giornata internazionale che accende i riflettori sul fenomeno e sulle sue preoccupanti manifestazioni, testimoniate ogni giorno dalla cronaca.

Il kit è l’esito del progetto “Vali-già” delle donne dell’associazione Inner Wheel, che ha voluto mettere a disposizione di altre donne, quelle che sono costrette a fuggire in fretta da casa, un aiuto concreto per far fronte alle prime difficoltà pratiche. Nella borsa ci sono anche buoni acquisto da spendere nei negozi cittadini che aderiscono a Cuore di Schio.

E’ un’intera comunità che si sta muovendo mettendo insieme le forze per rispondere fattivamente a questo problema” ha spiegato Cristina Marigo assessore al Sociale “ed è proprio grazie a questo grande lavoro di rete – che ovviamente continua tutto l’anno e non nella sola data della ricorrenza – che negli anni si sta sempre più allargando il numero dei soggetti che si impegnano su questo fronte”.

Le proposte di riflessione e incontro in calendario vedono infatti numerosi appuntamenti iniziati l’8 novembre e in programma fino al 5 dicembre, a cura del Tavolo delle associazioni e delle Scuole secondarie di 2° grado di Schio.

Anche i comuni vicini stanno esprimendo la volontà di unirsi in questa lotta di civiltà: è stato recentemente inaugurato uno Sportello Donna anche a Marano Vicentino.

I numeri

I numeri forniti dal Centro Antiviolenza Sportello Donna “Maria Grazia Cutuli” del Comune di Schio indicano 145 nuovi accessi dall’inizio del 2019 su un totale di 206 segnalazioni gestite e 182 donne seguite. La violenza è trasversale, non è correlata allo stato sociale, al grado di istruzione, alla nazionalità. La prevalenza è di donne italiane con una percentuale del 50% di scledensi e l’altra metà proveniente dal resto dell’Alto Vicentino. L’età media si attesta sui 42 anni, ma emerge una spia preoccupante nella fascia di età giovanile. Pare infatti in aumento la violenza tra i giovani, e tra chi ha richiesto aiuto nel 2019 ci sono anche 4 diciannovenni.

Le denunce sono aumentate” ha aggiunto Marigo “ed è questo un dato che potrebbe indicare una crescita della consapevolezza e quindi del coraggio di uscire allo scoperto, una volontà di riappropriarsi della vita da parte di donne che in passato hanno taciuto per paura. Ma questo ovviamente indica anche che la frequenza con cui le violenze accadono è ancora alta e siamo lontani dalla soluzione del problema”:

Non si tratta dunque di affrontare la questione solo intervenendo sulle emergenze e le criticità, ma anche e soprattutto lavorando sulla prevenzione.

E non a caso una delle proposte di questa nuova tornata di appuntamenti riguarda un corso di formazione, rivolto a tutti “Donne e uomini tra violenza e amore”. Un percorso con un ambizioso quanto necessario obiettivo per l’attivazione di comunità, ovvero il coinvolgimento di tutti. Prevede 5 incontri gratuiti per rendere e rendersi consapevoli, andare alla radice della violenza, un germe che si posiziona lungo un continuum con diverse gradazioni e intensità, da cui nessuno può dirsi immune. Sarà condotto dalla Fondazione Capta di Vicenza da dicembre a febbraio 2020.

A volte per cambiare le cose bisogna aiutare le persone a destabilizzarsi” ha spiegato Roberta Radich della Fondazione “a mettersi in gioco, facendo loro capire che nessuno può chiamarsi fuori e ognuno deve fare la propria parte”.

Un altro elemento spesso non considerato a sufficienza nella svalutazione culturale che ancora le donne patiscono, è la violenza nei luoghi di lavoro.

È sottile, quasi impercettibile, fatta di parole, atteggiamenti,spesso accettata dalle donne stesse” ha continuato Marigo. Non di rado sono le donne, inconsapevolmente, a offrire dei “ganci” su cui poi si innestano i comportamenti, sminuenti, nella migliore delle ipotesi, o di prevaricazione a vari gradi. Occorre perciò avere un occhio attento anche ai dettagli e la proposta del corso rivolto a entrambi i generi ha questo obiettivo di approfondimento“.

Si dice che per educare un bambino serve l’apporto di tutta la sua comunità” ha concluso Radich e parafrasando questa massima direi che anche per aiutare una donna c’è bisogno di una consapevole presa di coscienza da parte dell’intera collettività”.

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