Dall’altare alla polvere, dalla beneficenza alla frode fiscale. Dalle prime pagine dei giornali che lo dipingono come un benefattore che mette di tasca propria i soldi per migliorare la sanità per tutta la comunità dell’Alto Vicentino alla cronaca nera.

Gianluigi Filippi, l’imprenditore scledense a capo dell’Amg di San Vito di Leguzzano, è finito nella rete della Guardia di Finanza per una frode da capogiro.

Nei giorni scorsi gli è stata sequestrata la somma di 515.819,58 euro sui conti correnti della società di cui è amministratore unico, su disposizione della misura cautelare disposta dal giudice per le indagini preliminari di Vicenza, u richiesta del sostituto procuratore Silvia Golin.

E’ accusato di aver venduto in nero stufe e climatizzatori per oltre 11 milioni di euro, frodi Iva mediante fatture false per quasi 2milioni di euro emesse da tre società ‘cartiere’ e l’impiego di diciotto lavoratori irregolari, di cui 2 completamente in nero.

Numerose le perquisizioni negli uffici delle sedi di società ed abitazioni in diverse regioni: Veneto, Lazio e Piemonte.

E’ stato proprio attraverso il lavoro certosino dei militari delle Fiamme Gialle, che hanno passato al setaccio gli uffici dell’azienda,

trovando numerose casseforti, una delle quali era addirittura nascosta all’interno di un finto quadro elettrico, che è stato costruito il quadro accusatorio che ora fa rischiare grosso il noto imprenditore dell’Alto Vicentino. Proprio colui che appena una settimana fa era stato descritto dal governatore Luca Zaia come un benefattore

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pronto a fare del bene alla comunità del nostro territorio. Proprio lui che si era messo a capo di una cordata di imprenditori che Zaia aveva voluto presentare pubblicamente in pompa magna all’interno dell’ospedale di Santorso.

Nel carteggio probatorio della Guardia di Finanza ci sarebbe una copiosa documentazione che dimostrerebbe una contabilità parallela a quella ufficiale, in cui sarebbero stati indicati sa i compensi dati ‘fuori busta’ ai lavoratori, sia le stufe e i climatizzatori venduti sotto banco. Non solo. I militari avrebbero scovato anche le dettagliate istruzioni impartite dal titolare ai dipendenti della società di come predisporre i documenti per realizzare le frodi fiscali messe in atto grazie all’utilizzo di società ‘cartiere’, che avevano sede in Calabria.

Il sequestro preventivo, eseguito dagli investigatori, riguarda la sola Iva evasa, con le fatture false ricevute dalle società finite sotto la lente di ingrandimento durante le indagini.

La Guardia di Finanza ha spiegato che per quanto riguarda la posizione complessiva della società controllata, la stessa ha concluso con l’agenzia delle entrate un accordo sul debito fiscale accertato e ora sta versando al fisco le imposte dovute.

Natalia Bandiera

Anna Bianchini

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