C’era chi tornava da una notte di divertimento ed aveva alzato il gomito e c’era lui, in sella alla sua bicicletta, unico bene che possedeva, mentre andava al lavoro ed era ancora buio. Il teatro di morte, la Maranese, dove si sono incrociati due destini, quello di un giovane, che aveva l’ansia di aiutare la sua famiglia numerosa e si svegliava presto e quella di un altro giovane, che rientrava da una notte di eccessi e trasgressione.  C’è incredulitĂ , sgomento ed un misto di rabbia mescolata ad  ingiustizia quando si approfondisce la breve vita  di  Alioune Ndiaye. Ci si chiede perchè debba finire così l’esistenza  di un diciannovenne di una bontĂ  unica, devoto al lavoro e dotato di grande spirito di sacrificio.

Poco dopo le 5,  quel ragazzo di origine senegalese, che sorrideva sempre e sprizzava gioia di vivere,  era salito in sella alla sua fida bicicletta, l’unico mezzo che al momento si poteva permettere, da Marano dove risiedeva con la sua numerosa famiglia per raggiungere il suo nuovo lavoro a Schio.

Il primo contratto di lavoro che tanto lo aveva reso orgoglioso dopo che solo a fine giugno aveva ottenuto il diploma di operatore meccanico, un fatto normale per tanti, qualcosa di piĂ¹ per chi della vita ha conosciuto l’asprezza di una situazione dignitosa, ma che con il solo stipendio del papĂ  e tante bocche da sfamare non permette certo molto piĂ¹ dell’essenziale: non aveva ancora la patente, a qualche amico aveva confidato che i primi soldi guadagnati li avrebbe utilizzati per pagarsela di tasca sua.

Il destino ha voluto che ad incrociare i suoi passi ci fosse un altro ragazzo di pochi anni piĂ¹ grande che invece, era di rientro  a casa, dopo una ‘notte di festa’. Lo ha centrato in pieno  con la sua Alfa Romeo: uno schianto violento, la bici che cade  a terra e il corpo di Alioune sbalzato a diversi metri, esanime.

Attimi che cambiano tutto, inesorabili e senza appello: forse per entrambi perchè se il diciannovenne non c’è piĂ¹, per il giovane scledense ora indagato per omicidio stradale e guida in stato di ebbrezza si prospetta un futuro tutto in salita, tra rimorsi e fotogrammi di un momento che peserĂ  piĂ¹ di mille sentenze.

Era un ragazzo generoso e spontaneo Alioune, in Italia sin dalla tenera etĂ  e la notizia della sua morte ha travolto con ferocia quanti lo conoscevano: “Uno splendido ragazzo” – racconta Marta Rigo Responsabile e Coordinatrice di progetti Engim Veneto legati all’area inclusione e prossima direttrice dell’istituto professionale – “uno di quelli che quando vedeva un compagno in difficoltĂ  correva ad aiutare. Ha supportato e spronato tanti coetanei stranieri ad imparare l’italiano oltre che ad integrarsi. Un ragazzo umile e sereno anche nell’accettare le inevitabili difficoltĂ  di un adolescente dalla pelle di diverso colore”.

Commosso il ricordo di tutta la struttura del Patronato San Gaetano dove Alioune si era distinto anche in altre attivitĂ , come la musica: una grande passione per le percussioni e per il canto che lo avevano fatto apprezzare da tanti che ora potranno conservare di lui solo un ricordo e la gioia di averlo incontrato: “Dopo l’estate” – prosegue Marta Rigo – “ci siamo giĂ  ripromessi di creare un evento che onori la memoria di Alioune, qualcosa di bello che ne racconti comunque la presenza”.

Grande l’emozione anche nel paese che l’aveva accolto e dove tutti ne stimavano l’educazione e i modi gentili: “Siamo molto scossi e turbati per questa terribile disgrazia” – dichiara visibilmente provato Marco Guzzonato, Sindaco di Marano –  “conosco il nucleo familiare del giovane Alioune e conoscevo lui stesso. Un ragazzo sorridente e molto serio. Di fronte ad una tale tragedia non possiamo che far sentire alla famiglia l’affetto e l’abbraccio di tutta la comunitĂ ”.

Ora Alioune lascerĂ  l’Italia per riabbracciare il Senegal, come vuole la sua tradizione religiosa: in quell’Africa così diversa e ancora ignota, dove il saluto ai morti è quasi una festa per la vita.

Marco Zorzi

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