I Finanzieri del Comando Provinciale di Vicenza hanno dato esecuzione, su delega della locale Procura della Repubblica, a un decreto di sequestro preventivo, finalizzato alla confisca per equivalente, emesso dal  gip del Tribunale berico nei confronti di due indagati e una S.r.l. per reati tributari.
Il  provvedimento cautelare, nell’ambito del quale sono state sottoposte a sequestro somme di denaro giacenti su 8 conti correnti, due partecipazioni in società di capitali, un complessivo di 6 immobili (nella provincia di Vicenza) e un’autovettura, rappresentano l’epilogo dell’attività d’indagine condotta dai militari della
Compagnia della Guardia di Finanza di Schio.
Nello specifico, i militari del Reparto scledense hanno condotto alcune investigazioni di polizia economico finanziaria, dapprima nei confronti di una S.r.l. – attiva nel settore del commercio all’ingrosso di macchinari industriali – localizzata nel comune scledense. Il citato intervento ispettivo ha permesso di rilevare come la società abbia omesso sistematicamente di versare le ritenute effettuate sui redditi da lavoro dipendente, risultanti dalle dichiarazioni dei Modelli 770 per gli anni d’imposta 2017 e 2018, per quasi 550.000 euro.
In sede di avvio delle attività operative, inoltre, le Fiamme Gialle hanno reperito copiosa documentazione di natura contabile ed extra-contabile che ha permesso di individuare numerose operazioni finanziarie – correlate a continui e ingiustificati prelevamenti di denaro dalle casse della S.r.l. – in favore del figlio/dipendente dell’amministratore della società. Tali uscite di denaro, motivate con la causale di “prestito infruttifero”, sono state ritenute incompatibili in relazione alla situazione debitoria che la società aveva contratto con l’Amministrazione Finanziaria: in particolare, la S.r.l. è risultata destinataria di cartelle esattoriali riportanti iscrizioni a ruolo per oltre 120 mila euro.
Da ultimo, nel corso di una parallela attività ispettiva eseguita nei confronti del figlio dell’amministratore, è stato rilevato come il medesimo abbia omesso di dichiarare, ai fini IRPEF, sia i citati prelevamenti di contante effettuati in qualità di dipendente della S.r.l. nonché ulteriori sottrazioni di denaro effettuate dai conti correnti di una S.N.C. nella quale il figlio rivestiva la qualifica di socio liquidatore: complessivamente è stato calcolato come quest’ultimo abbia omesso di dichiarare maggiori redditi per oltre mezzo milione di euro, in relazione ai quali è stata calcolata in maniera preliminare un’IRPEF evasa di oltre 220 mila euro.
Tali irregolarità di natura fiscale, rilevate attraverso una meticolosa attività di ricostruzione dell’effettiva capacità contributiva delle persone fisiche e giuridiche oggetto di controllo, hanno permesso di individuare il profitto  derivante dai reati di dichiarazione infedele, omesso versamento di ritenute e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte.

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