Banca Popolare di Vicenza, suicidi, crisi per centinaia di famiglie e conti in rosso. Ma chissenefrega!
I vini di Gianni Zonin, ex presidente e deus ex machina della banca, vanno alla grande. Perché ci vuole esperienza e Zonin, manco a dirlo, a fare soldi è imbattibile.
Diamogli atto, con i vini ha un savoir faire nobile. Mentre in banca era viscidello, nei consigli di amministrazione altezzoso e alle riunioni acido come una zitella, con il vino il suo appeal ha sapore più delicato.
Più distinto, più top manager, elegante e sobrio. Sono ormai lontani i tempi della PopVi, che oltre ad aver tolto il nome dagli edifici blasonati nelle varie città d’Italia, ha salutato il suo team dirigenziale senza mai guardarsi indietro (per fortuna).
Complice anche qualche denuncia, ma pare faccenda di poco conto, perché i media quasi non ne parlano più.
Fare affari con il vino non è facile. Lo confermano Sting (artista inglese leader dei Police), Renzo Rosso (imprenditore di Molvena), Andrea Pirlo (calciatore), Roberto Cavalli e Ferragamo (stilisti), che ne sanno qualcosa, viste le batoste che hanno preso con il nettare degli dei.
Gianni Zonin no. Lui è uno che io soldi li sa gestire e soprattutto, li fa prolificare. E’ lui il ‘re’ della botte e dei conti correnti e se i clienti della Banca Popolare di Vicenza sono in rosso, lui il rosso lo produce e ci guadagna pure. La Zonin 1821 infatti va alla grande. E’ stata intestata ai figli, strategicamente, per evitare che le cause a lui imputate per il crac della PopVi intaccassero le entrate.
5 milioni di utili per l’azienda vinicola di famiglia, con una crescita netta dal 2015 al 2016. Friuli, Piemonte, Lombardia, Sicilia, Puglia, Virginia e tra poco Cile. 200milioni di euro di fatturato, 2mila ettari di vigneti e export in 100 paesi, sono i numeri di Gianni Zonin con il vino. 129milioni di debiti lordi, di cui 69 con alcune banche, ma visto che l’azienda è in crescita, questi ‘spiccioli’ sono poca cosa, soprattutto per uno che, con le banche, sa come fare.
Anna Bianchini