di Federico Piazza

L’industria dell’Alto Vicentino ha chiuso il 2023 in flessione come produzione, fatturato Italia e ordini. Meglio l’export del mercato interno. Ma il 2024 si è aperto con forti preoccupazioni tra le imprese del territorio anche sull’estero. Le esacerbate tensioni geopolitiche mondiali e il blocco della logistica marittima attraverso il canale di Suez stanno infatti rendendo più difficile l’accesso a molti mercati internazionali.
Silvia Marta, presidente del raggruppamento Alto Vicentino delle aziende associate a Confindustria Vicenza, fa il punto sulla situazione il giorno dopo la pubblicazione dell’analisi congiunturale della Camera di Commercio di Vicenza sui dati del quarto trimestre 2023 dell’industria manifatturiera provinciale. Se a livello provinciale la flessione della produzione industriale negli ultimi tre mesi dell’anno scorso rispetto allo stesso periodo del 2022 è stata del -2,2%, nell’Alto Vicentino il calo registrato è stato del -2,7%. Guardando invece al valore economico, nel quarto trimestre 2023 il fatturato dell’industria dell’Alto Vicentino nel mercato interno italiano è sceso a livello tendenziale del -1,2%, mentre è aumentato in area Ue (+3,9%) ed extra Ue (+0,6%). Anche il trend tendenziale dell’occupazione nelle imprese industriali del territorio mostra comunque un saldo positivo, +1% rispetto al quarto trimestre 2022.

«Dopo i buoni risultati del 2022 – osserva Marta – nel 2023 molte nostre imprese industriali hanno iniziato a risentire del calo della domanda, con una contrazione di fatturato e produzione soprattutto in Italia. Mentre l’export, su cui la nostra zona è molto forte, ha retto. Ma nel primo trimestre 2024 i dati sono in calo, anche se poi dipende dal settore».

Le prospettive non sono delle migliori a causa innanzitutto degli incerti scenari internazionali. «Quello che si coglie dopo esserci confrontati recentemente tra colleghi imprenditori – sottolinea Marta – è che i timori per la situazione geopolitica in questo momento purtroppo stanno facendo impensierire tutti quelli che lavorano con l’estero. Le sanzioni economiche e le guerre tra Russia e Ucraina e in Medio Oriente, dove la situazione è diventata esplosiva, riducono i mercati di vendita all’estero. A ciò si aggiungono i problemi della logistica, anche per gli importatori, perché si sono fortemente dilatati i costi e i tempi dei trasporti navali con l’allungamento delle rotte attorno all’Africa a causa dell’elevato rischio di attraversare il Mar Rosso. Basti pensare che per fare arrivare le merci a destinazione si va oggi dai 60 fino addirittura agli 80-90 giorni, che sono tempi improponibili per i clienti, e i porti europei si stanno congestionando». Nel medio termine cresce quindi il rischio che, non potendo essere presenti in certi mercati internazionali, si dia spazio a concorrenti cinesi, indiani e di altri paesi.

Inoltre pesa il rallentamento dell’economia tedesca, partner importantissimo in molti settori dell’industria vicentina, veneta e italiana. A cui si aggiunge la questione dell’efficacia delle politiche economiche europee. «C’è anche il problema di un’Europa molto smembrata. Si rischia di perdere competitività rispetto ai paesi asiatici, quindi è una bella sfida per l’Europa e ovviamente anche per noi a livello locale. Dobbiamo tirare fuori tutta la nostra positività per continuare ad investire e a farcela, perché le competenze qui esistono ancora», conclude Marta.

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