RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

Sei morti sul lavoro in un solo giorno ieri in Italia. Una strage che, purtroppo, giunge a 24 ore dall’incontro tra Sindacati e Governo per migliorare la sicurezza sul Lavoro in Italia.

L’incipit di questo nuovo dialogo è davvero promettente: più di 2000 nuovi ispettori per i controlli nelle aziende e l’avvio di un’imponente e strutturata banca dati sugli infortuni.

 

Un’ottima notizia per tutto il Paese che lavora ‘abituato’, purtroppo, a convivere da sempre con l’emergenza morti bianche, che negli ultimi dieci anni ha strappato la vita ad oltre 1000 lavoratori all’anno. Più di 10 mila vittime nell’ultimo decennio. Che non contano le numerose vittime dell’agricoltura e quelle del sommerso che non vengono neppure denunciate.

Ecco perché questo accordo rappresenta, senza dubbio, un grande traguardo per chi come noi si occupa di sicurezza dei lavoratori da oltre 25 anni, da sempre in prima linea nel richiedere, a gran voce, maggiori controlli nei luoghi di lavoro in un’ottica di prevenzione degli infortuni.

Significativa e utile, poi, anche l’esigenza rilevata da Sindacati e Governo sul fronte del monitoraggio degli infortuni. Siamo convinti infatti che l’analisi dei numeri e, in particolar modo delle tipologie d’infortunio, stiano alla base di un percorso efficace di prevenzione.

 

Anche per questo da oltre dieci anni il nostro Osservatorio, mese dopo mese, descrive l’emergenza morti bianche nel Paese con mappature dettagliate degli infortuni, concentrandosi in particolare sulla rilevazione dell’incidenza della mortalità sulla popolazione lavorativa. Facendo emergere, dunque, il rischio reale di mortalità, regione per regione.

In perfetta sintonia con questa – che per noi è “la notizia delle notizie” degli ultimi mesi – confidiamo che non sia l’ennesimo buon proposito di un Governo che inizia e finisce nel suo prologo.

Così non sembrerebbe, però, dalle parole del Presidente del Consiglio, Mario Draghi, del suo Esecutivo e dei Sindacati.

 

Il problema è che troppe volte ci siamo illusi che si lavorasse concretamente per investire risorse a tutela della sicurezza e della salute sul posto di lavoro e poi puntuale è calato il buio il silenzio. Le promesse sono state disattese.

Auspichiamo che si arrivi alla definizione di un Protocollo che vada a rivedere e potenziare il sistema della formazione dei dipendenti e degli imprenditori, così come delle norme sanzionatorie da applicare a seguito delle ispezioni.

Siamo convinti che controlli e sanzioni certe per le aziende ‘non sicure’ possano produrre risultati virtuosi in termini di prevenzione degli infortuni e premi di conseguenza le Aziende che investono in sicurezza, oggetto altrimenti di concorrenza sleale. Siamo consapevoli di quanto lo spettro di una sanzione incida nello spingere un datore di lavoro verso l’adeguamento delle misure aziendali per la tutela dei propri dipendenti. Ma, ribadisco, c’è un punto fermo da cui partire: la certezza dei controlli periodici e delle sanzioni.

 

Sarebbe altrettanto importante un appello da parte del Governo sul fronte del rapporto costi e benefici quando si parla di sicurezza sul lavoro. Perché adempiere agli obblighi normativi permette di diminuire il numero di assenze, sostenendo la permanenza sul lavoro per un numero maggiore di anni e migliorarne la produttività.

 

Per comprendere meglio questo punto, ecco i dati dell’Agenzia Europea per la sicurezza sul lavoro: in Italia, ogni malattia professionale ha un costo di oltre 200 mila euro. Cifre incredibili che potrebbero essere facilmente contrastate con ciò che viene definito ROP (return on prevention), ovvero la misura del ritorno dell’investimento in sicurezza e prevenzione da malattie e infortuni, che è pari 2,2: praticamente ogni euro speso in Sicurezza sul lavoro, genera un valore più che doppio (analisi e-Labo Aifos su dati DGUV e EU-OSHA).

Non ci resta quindi che plaudere all’incontro tra Sindacati e Governo. Perché sembra l’unico percorso possibile per uscire da una piaga sociale che da troppi anni semina morte e dolore.

Intervento di Mauro Rossato, Presidente Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering di Mestre

 

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