Uscire dall’euro. Subito. Senza dubbi, senza ripensamenti, senza aspettare di essere ancor più devastati da una crisi economica senza precedenti. Questo chiedono, ai cittadini italiani, i promotori del Referendum per l’uscita dalla moneta unica europea: Partito Base Italia e Unione Movimento di Liberazione. Per arrivare ai Referendum, già accettati dalla Consulta e pubblicati in Gazzetta Ufficiale lo scorso settembre, servono 500mila firme da raccogliere in 90 giorni. La raccolta è cominciata già da una settimana, in tutta Italia. E ora si potrà firmare anche a Thiene: in piazza Ferrarin, tutti i lunedì di febbraio e tutti i sabato, dalle 15 alle 18.

Ma perché gli italiani dovrebbero uscire dall’euro? “Perché l’Unione Europea non è nata per unire i popoli, ma per sottometterli – spiega Filippo Sciortino, presidente dell’Unione Movimento di Liberazione (Ulm) -. Quasi 7mila suicidi in Italia, le migliaia e migliaia di aziende che stanno chiudendo. Cosa vogliamo aspettare ancora? Il Referendum, che sarà abrogativo, serve a tutti gli italiani. Pensate che recenti sondaggi effettuati da importanti riviste straniere, britanniche e americane, sull’esito di un simile Referendum in Italia, danno i favorevoli all’abrogazione tra il 65 e il 72%”. Una maggioranza schiacciante.

Per scendere più nel dettaglio delle ragioni, basta leggere una nota diffusa dall’Ulm: “Era il dicembre del 2012 – si legge – quando facemmo il punto sul più grande fallimento dell’eurozona: un continente nel quale, a causa dell’assenza della flessibilità del cambio (il che è un regalo alla Germania e a ciò che altrimenti sarebbe un costosissimo marco tedesco), i paesi membri si trovano impossibilitati a svalutare per uscire dalla depressione. Vale a dire che in assenza della possibilità di effettuare una svalutazione esterna, i paesi europei in difficoltà (cioè quasi tutti) hanno avuto una sola scelta: la svalutazione interna, nota anche come crollo salariale. È a questo punto che s’inserisce il famigerato concetto di austerità: da un punto di vista macroeconomico l’austerità non è tanto una pratica per rallentare la crescita del debito (né la Spagna né l’Italia hanno ridotto il ritmo di emissione del debito), quanto invece una pratica per acquisire progressivamente competitività di prezzo rispetto alla Germania. Un obiettivo fondamentale per assicurare una qualche possibilità di sopravvivenza all’eurozona, cioè, abbassando i tremendi livelli di disoccupazione che assicurano quasi per certo “disordini” sociali nei mesi e anni a venire”.

E, a sostegno delle proprie tesi, rilanciano la recente dichiarazione di László Andor, responsabile dell’occupazione, degli affari sociali della Commissione Europea, che in un comunicato stampa scrive: “I divari macroeconomici, sociali e occupazionali tuttora crescenti minacciano gli obiettivi fondamentali dell’Unione sanciti dai trattati, ossia vantaggi generalizzati attraverso la promozione della convergenza economica e miglioramento della vita dei cittadini negli Stati membri. Il rapporto 2013 dimostra come le basi dei divari attuali siano state poste nel corso dei primi anni di introduzione dell’euro, giacché in alcuni Stati membri una crescita squilibrata, fondata sull’aumento del debito alimentato da bassi tassi di interesse e su massicci afflussi di capitale, è stata spesso associata a un andamento deludente della produttività e della competitività. Venuta meno la possibilità di svalutare la moneta, i paesi della zona euro che tentano di recuperare competitività sul versante dei costi devono ricorrere alla “svalutazione interna” (contenimento di prezzi e salari). Questa politica presenta però limiti e risvolti negativi, non da ultimo in termini di un aumento della disoccupazione e del disagio sociale e la sua efficacia dipende da molti fattori come il grado di apertura dell’economia, la vivacità della domanda esterna e l’esistenza di politiche e di investimenti che promuovano la competitività non di prezzo”.

Queste dunque le ragioni dei promotori, che peraltro non solo di carattere economico (per ulteriori approfondimenti basta consultare i siti www.movimentobaseitalia.it e www.unionemovimentoliberazione.com). Ma cosa è scritto nei due quesiti che, raggiunta quota 500mila firme, troveremo in sede di voto? Questo il primo: «Volete Voi che sia abrogato interamente il decreto legislativo 213 del 24 giugno 1998 dal titolo: “Disposizioni per l’introduzione dell’Euro nell’Ordinamento Nazionale a norma dell’art 1 comma 1 della legge 17 dicembre 1997 n. 433”, pubblicato nella G.U. n. 157 del 8 luglio 1998 – Supplemento Ordinario n. 116»? Recita invece il secondo: «Volete Voi che sia abrogata interamente la Legge 17 dicembre 1997 n. 433, pubblicata nella G.U. n. 295 del 19 dicembre 1997, dal titolo: “Delega al Governo per l’introduzione dell’Euro”»?

“Si potrà firmare da subito a Thiene – conclude Sciortino, presidente dell’Ulm -, ma presto anche a Schio e a Bassano. Il nostro traguardo sono le 500mila firme, in tutta Italia abbiamo stampato 800mila moduli. Ma sappiamo che molti Comuni stanno autonomamente stampando altri moduli. Questo ci fa capire quanto importante e quanto sentita sia la nostra battaglia”.

Per contatti e informazioni Uml 0445-893264, oppure 392-5697922.

di Redazione Thiene on line

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