E’ un ‘Sì’ deciso quello per l’autonomia del Veneto, che è emerso dall’incontro di mercoledì sera al Lanificio Conte di Schio.

Merito della presenza del costituzionalista Luca Antonini, professore di Diritto Costituzionale all’Università di Padova, che ha lasciato poco spazio alle interpretazioni personali e liquidato i sostenitori del ‘No’ come “ sempliceideologia”.

Antonini ha spiegato ampiamente il suo punto di vista sottolineando che, per come stanno le cose ora, i 20 miliardi di euro di tasse che ogni anno dal Veneto arrivano a Roma, vengono usati per pagare stipendi a dipendenti comunali in eccesso e finanziare società partecipate (Ama, Atac e Acea) che da anni fanno buchi da tutte le parti e che vantano in totale (solo a Roma) 40mila dipendenti, quando l’intero Veneto ne conta 26mila.

Un’assurdità insomma, che in sintesi vede sfumare palate di soldi che potrebbero essere investiti in Veneto, regione che da sola ha il Pil più alto dell’intero stivale.

Complici i veneti polentoni, da qualcuno definiti anche cornuti, che lavorano a testa bassa e alzano la voce solo per lamentarsi, accettando IMG_2436infine che molte regioni rimangano autonome a differenza loro e contribuiscano addirittura a finanziarle, nonostante più di una sperperi in modo evidente.

“Il Veneto ora è alla stregua della Calabria – ha spiegato Antonini – povero in canna pur avendo una pubblica amministrazione (la Sanità) in testa alle classifiche”.

Secondo Antonini, non votare ‘Sì’ significa sbattere la porta in faccia ai figli dei veneti, che per altri 100 anni almeno non avrebbero più la possibilità di tenersi i propri soldi e continuerebbero a vederli sparire nel calderone della pessima politica nazionale.

“Il Veneto è una regione eccellente, ma è penalizzata dallo stato – ha spiegato Antonini – Quello che serve ora è invertire la rotta. Bolzano è la città più prolifica, perché sono ricchi e grazie ai soldi e di conseguenza ai servizi, le famiglie possono permettersi di fare figli, che poi in futuro saranno quelli che pagano la pensione ai genitori”.

Meno stato al nord e più stato al sud per risolvere la questione, secondo il costituzionalista. E per farlo, è necessario dire ‘Sì’ all’autonomia.

Referendum“L’ordinamento italiano, che prevede l’autonomia per regioni come la Sicilia, il trentino Alto Adige, eccetera, applica un ordinamento vecchissimo, pur essendo in Europa – ha commentato Antonini – E’ totalmente insensato. Questo è un assetto che può cambiare grazie al referendum”.

In pochi sanno che nello stesso momento, anche la Lombardia andrà alle urne per lo stesso motivo. “Se Veneto e Lombardia diventano autonome, si tengono la maggioranza del Pil – ha spiegato il professore – Questo obbligherebbe lo stato ad alleggerire la sua presenza al nord e concentrarsi al sud, dove c’è bisogno di regole e amministrazione seria, dove serve pugno duro”.

Veneto come Trentino Alto Adige? Con il ‘Sì’ al referendum la risposta è affermativa. Certo, bisogna passare in parlamento, ma se è vero che l’Italia è un paese democratico, non ci dovrebbero essere problemi ad applicare l’espressione diretta del popolo.

“La vita dei veneti cambierebbe dal giorno alla notte – ha spiegato Antonini – con infrastrutture moderne, scuole all’avanguardia, finanziamenti per le imprese, sanità impeccabile e ricchezza per le famiglie. Si applicherebbe la regionalizzazione della scuola, con insegnanti assunti e stipendiati dalla regione (con stipendi più alti, come già avviene in Trentino, dove anche i dentisti e i funerali IMG_2441sono gratuiti). Si eliminerebbe la burocrazia statale e il territorio diventerebbe estremamente competitivo, anche per quanto riguarda il turismo. Allo stesso tempo, se lo stato intervenisse al sud, anche il sud avrebbe la possibilità di svilupparsi”.

Per Luca Antonini, i veneti sono chiamati ad un appuntamento con la storia.

“Bisogna votare ‘Sì’ per il bene dei nostri figli – ha concluso – Bisogna cambiare questo assetto scellerato, che vede il Veneto paragonato alla Calabria e Lazio e Sicilia portate in palmo di mano. A chi lamenta il costo ( milioni) del referendum, dico che è un investimento, non un costo, che si fa per tenere nel territorio 18miliardi l’anno. Assurdo pensare siano soldi sprecati. Al contrario, sono soldi investiti per tutelare il futuro delle nuove generazioni venete”.

A concludere la serata ci ha pensato il sindaco Valter Orsi, che ha richiamato l’importanza di fare squadra per ottenere un risultato. “Bisogna spogliarsi dei colori politici quando si tratta del bene comune – ha spiegato – Le classi politiche che si oppongono al ‘sì’ dovrebbero invece fare fronte comune e pretendere di tenere i soldi del veneto nel territorio, invece di sperperarli per ideologie che alla fine fanno finire i soldi in un buco nero.  Servono responsabilità e senso civico – ha concluso – Se crolla una scuola o un ponte perchè non ci sono i soldi, crolla sulla testa di tutti, non seleziona secondo la simpatia”.

Anna Bianchini

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