“Sul referendum va fatta chiarezza. Ai veneti dico che la casa dell’autonomia si costruisce partendo dalle fondamenta e le fondamenta sono la consultazione referendaria. Per la prima volta in Italia una regione utilizza lo strumento referendario nei confronti del governo, in uno spirito di leale collaborazione tra istituzioni. In Italia non c’è una storia di applicazione del titolo quinto, di applicazione della ‘geometria differenziata’ tra regioni nell’ordinamento costituzionale. Se l’articolo 116 della Costituzione fosse davvero applicato, alla lettera, tutte le Regioni avrebbero la stessa autonomia di Trento e Bolzano. Il Governo sa bene che trasferire le competenze previste dal nuovo Titolo quinto della Costituzione vorrebbe dire rendere tutte le regioni a statuto speciale. Infatti, dal 2001 ad oggi, nessuna regione ha portato a casa qualche competenza in più. Il referendum chiesto dal Veneto, se vincerà il sì, impegnerà il governo, di qualunque colore che esso sia, ad aprire una trattative sull’intero contenuto degli articoli 116, 117 e 119, della Costituzione, portando all’autonomia fiscale”.
Così ha esordito il presidente della Regione Veneto Luca Zaia aprendo il dibattito in Consiglio regionale sulla proposta di modifica legislativa che autorizza la Regione ad avviare in proprio le procedure per indire il referendum sull’autonomia regionale, anche prescindendo dall’abbinamento con una consultazione elettorale amministrativa o politica, nazionale o europea.
“La legge regionale del 2014 – ha ricordato Zaia – autorizza il presidente della Giunta regionale a negoziare il contenuto del quesito referendario. LaRregione Veneto ha tentato tutte le vie per negoziare il quesito e per ottenere l’election day. Senza peraltro ottenere le risposte attese. Il quesito resta quello che la sentenza della Corte Costituzionale ci ha autorizzato a porre (““Vuoi che alla Regione del Veneto siano attribuite ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia?). Quanto all’election day ho ancora speranze che possa essere celebrato. Ho avuto modo di parlare con il ministro dell’interno Minniti e confido che dia ascolto alle nostre istanze. Se non riusciremo a fare il referendum in primavera, lo faremo in autunno”.
Nel ricostruire il percorso dell’istanza referendaria, sancita dalla legge regionale 15 del 2014, il presidente del Veneto ha ribadito di aver cercato in ogni modo la trattativa con il Governo per definire il contenuto della domanda referendaria. “Ma il ministro Costa, nel maggio dello scorso anno, ha chiuso la trattativa sul quesito”, ha ricordato Zaia.
E nessuna risposta è ancora arrivata – ha puntualizzato il presidente – sulla richiesta avanzata dal Veneto, insieme alla Lombardia, di poter abbinare il referendum sull’autonomia regionale ad un’altra consultazione elettorale. “Il carteggio con il governo – ha annotato – assomiglia alla storia di un amore non corrisposto. Ho sottoposto il problema anche alla Corte dei Conti, spiegando che il Veneto ha tentato di chiedere l’election day”.
“Non vogliamo mostrare i muscoli, abbiamo il conforto di grandi costituzionalisti, ci muoviamo nel solco della legge e quindi andiamo avanti – ha concluso Zaia – Questo non è un referendum per un plebiscito personale, è il referendum per dare autonomia ai veneti”.
Quanto alla campagna comunicativa per il referendum il presidente ha annunciato un progetto di comunicazione istituzionale per il sì e per il no, in modo che i veneti possano decidere con consapevolezza e serenità: “Sarà giusto dare voce anche ai contrari – ha assicurato Zaia – anche ad eventuali comitati per il ‘no’.