(Comunicato Stampa)”Mentre grava la minaccia del peggiore provvedimento da 30 anni a questa parte contro la fauna e contro fondamentali leggi nazionali – la 157/92 sulla fauna e la 394/91 sui parchi e questo addirittura per mano del governo, senza troppo clamore è in atto un cambiamento nel mondo delle riserve di caccia, e non solo, con una vera alleanza tra produttori di armi e munizioni ed agricoltori, quelli di Coldiretti, per il lancio del turismo ‘rurale’, rappresentato da quello venatorio. Questa è la nuova ‘associazione delle riserve italiane agro venatorie’, di cui oggi si tenta la realizzazione. La legge 157 del 1992 prevede che le riserve possano coprire una percentuale del territorio nazionale non superiore al 15%, che è già raggiunto. Siamo tutti ben consapevoli che in questa fase è in atto un tentativo sempre più forte di fare della fauna – patrimonio indisponibile dello Stato secondo la legge quadro – un business privatistico sul territorio”. Così in un comunicato l’Enpa.
“Mentre l’agricoltura è presa nella morsa di una spaventosa siccità, mentre l’acqua diviene una risorsa sempre più scarsa e preziosa, sorprende che la più grande associazione degli agricoltori, Coldiretti, si rivolga al mondo delle armi e ad un modello che ancora una volta rappresenta un attacco agli animali. In nome del turismo venatorio, infatti, invece di chiudere per sempre la triste pagina del ripopolamenti, tanto discussi sotto ogni aspetto e causa anche dell’inquinamento genetico delle popolazioni naturali, aumenteranno sempre più i fagiani di allevamento pronta-caccia, quelli che vanno incontro all’umano in attesa del becchime e vengono invece accolti a fucilate. La privatizzazione del patrimonio rappresentato dagli animali selvatici è veramente un processo gravissimo, portato avanti attraverso la distruzione della legge 157/92, tentativo che vogliamo denunciare a tutti i livelli; basti pensare alla filiera della carne di ‘selvaggina’ tanto oggi perseguita (quando si dovrebbe parlare di animali selvatici e non di ‘selvaggina’, termine desueto e assai significativo) con riferimento alle uccisioni di cinghiali il cui numero, con tutte evidenza, deve essere mantenuto più alto possibile per alimentare questa lucrosa attività. Alla faccia di chi poi grida che i cinghiali sono troppi e che occorre sterminarli”.
“La memoria fa difetto a molti; gli agricoltori e tanti politici dovrebbero ricordare che l’introduzione nel nostro Paese del cinghiale dall’est Europa fu dovuto, alcuni decenni fa, proprio alle smanie venatorie, per avere animali da carniere grossi e prolifici, di grande soddisfazione. Non solo. La politica degli spari massicci praticata in questi anni dal fronte venatorio e da chi lo sostiene, è ,evidentemente, un clamoroso fallimento, se si grida poi alla forte crescita del numero degli ungulati sul territorio nazionale. Chiediamo a Coldiretti che invece di tessere alleanze con il mondo degli armieri, guardi con grande attenzione a quanto sta accadendo. Vorremmo che Coldiretti si battesse contro gli allevamenti intensivi, responsabili del surriscaldamento globale e dunque della siccità che tutti ci affligge e responsabili anche di un enorme consumo di acqua, se è vero, come è vero, che per avere un chilo di manzo sulle tavole si consumano almeno 15.000 litri di acqua. Tutto questo comporta un aggravio delle condizioni del nostro territorio e della produzione alimentare. Chiediamo a Coldiretti di abbandonare la tattica dell’allarmismo sulla ‘invasione degli animali selvatici nelle campagne e nelle città’, forse preludio a quello scenario da Far West che il ventilato provvedimento del Governo rischia di creare. Chiediamo a Coldiretti di rinunciare all’alleanza con gli armieri e di prendere consapevolezza della tragedia della fauna, devastata dalla crisi ambientale e dal clima. In questo scenario, l’ipotesi di aprire la caccia, quest’anno, è semplicemente pazzesca”, conclude l’Enpa.
Comunicato Stampa