La parola “queer” ha assunto un nuovo significato nel dibattito pubblico, in particolare dopo l’impatto lasciato dalla scrittrice e attivista Michela Murgia. Originariamente un termine inglese che significa “eccentrico” o “bizzarro”, “queer” oggi è spesso utilizzato per descrivere famiglie formate non da legami di sangue, ma da affetto puro.

La Prima Apparizione Accademica di “Queer”
Il termine ha fatto la sua prima comparsa significativa in ambito accademico in un numero speciale della rivista “differences”, curato da Teresa De Lauretis nel 1991. La teoria queer enfatizza la mutabilità e l’instabilità delle identità nel mondo moderno, distaccandosi dalle nozioni fisse di identità e dal separatismo tipico dell’esperienza femminista.

Le Radici Sarde di Murgia e la “Queerness” Familiare Murgia, nella sua ultima intervista con il *Corriere della Sera*, ha approfondito il significato di “queer”, riferendosi all’uso storico del termine e alle sue implicazioni. Ha anche toccato le radici sarde della parola, illustrando come termini come “sa sposa/su sposu” siano utilizzati in maniera “queer” nella cultura sarda.

La Complessità di Tradurre “Queerness” in Italiano Murgia ha sottolineato che non esiste un termine italiano che riesca a catturare pienamente i significati di “queerness”. Ha proposto che la queerness implica abitare sulla soglia delle identità, esprimendosi liberamente in funzione della felicità relazionale.

L’Ultima Intervista di Murgia: Inclusione come Gabbia?
Nella sua ultima intervista postuma, Murgia ha messo in discussione il concetto di inclusione, suggerendo che possa diventare una forma di imprigionamento. Ha evidenziato come la vera sfida sia quella di interrogarsi sulla “normalità” e sui confini binari che essa impone.
La sua eredità continua a influenzare il dialogo contemporaneo su identità e inclusione.

V.R

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