Negli ultimi anni, il dibattito sull’uso degli schermi da parte dei bambini ha preso sempre più rilevanza. Un recente rapporto pubblicato in Francia, come riportato da Le Monde, ha sollevato una questione fondamentale: è giunto il momento di vietare l’accesso agli schermi per i bambini di età inferiore ai 3 anni?

Il rapporto, annunciato dal presidente Emmanuel Macron all’inizio dell’anno, è stato redatto da un gruppo di esperti, copresieduto dalla neurologa e neurofisiologa Servane Mouton e dal professore di psichiatria Amine Benyamina, capo del dipartimento di psichiatria e tossicologia dell’ospedale Paul-Brousse di Villejuif (Val-de-Marne). Con loro un epidemiologo, uno psicologo, due giuristi, due specialisti dell’educazione e due del digitale incaricati di valutare il crescente utilizzo degli schermi da parte dei giovani. Tra le conclusioni più rilevanti, gli esperti sottolineano la necessità di una maggiore vigilanza sull’uso dei social media, identificati come un potenziale fattore di rischio per la salute mentale dei giovani.

Il rapporto non solo evidenzia i potenziali rischi legati all’uso degli schermi, ma solleva anche una critica nei confronti dei professionisti del settore. Servane Mouton, neurologa e co-presidente della commissione, sottolinea che la priorità dovrebbe essere la protezione dei bambini, anziché il profitto derivante dal mercato degli schermi.

Quattro gli assi di lavoro fissati:

  1. fare emergere una constatazione condivisa dell’impatto degli schermi sulla salute fisica e mentale dei bambini e degli adolescenti;
  2. valutare l’efficacia dei dispositivi di regolamentazione esistenti, in particolare il controllo genitoriale;
  3. elaborare una dottrina di regolamentazione degli schermi;
  4. proporre e valorizzare strumenti adatti a tutti i pubblici, con approcci differenziati in base all’età.

Divieto totale sotto i tre anni

Una delle proposte più controverse avanzate nel rapporto è il divieto totale di utilizzo degli schermi per i bambini sotto i tre anni, seguito da un accesso limitato tra i tre e i sei anni, con contenuti educativi di qualità e sotto la supervisione di un adulto. Questo approccio mira a “riprendere il controllo” sull’impatto negativo degli schermi sull’infanzia e a promuovere un ambiente più sano per lo sviluppo dei bambini. Una delle principali preoccupazioni, infatti, riguarda l’esposizione dei bambini a contenuti dannosi, come la pornografia e la violenza, su Internet. Gli esperti sottolineano anche i rischi associati all’uso dei social media, che potrebbero aumentare i sintomi di ansia e depressione, specialmente nei casi di vulnerabilità preesistente.

Tuttavia, la proposta non si ferma qui. Suggerisce anche di limitare l’uso dei telefoni cellulari e dei televisori nelle maternità e di vietare computer e televisori nelle nursery e nelle classi materne. La commissione invita inoltre a una maggiore regolamentazione dell’accesso ai dispositivi digitali per i bambini più grandi, suggerendo di ritardare l’uso dei telefoni cellulari fino all’età di undici anni e di fornire smartphone senza accesso ai social media fino ai quindici anni.

In risposta alle crescenti preoccupazioni sulla dipendenza dagli schermi e sui potenziali rischi per la salute mentale dei giovani, il governo sta, quindi, manifestando l’intenzione di adottare misure più severe per regolare l’uso degli schermi, compresa l’implementazione di una legge che fissi la maggiore età digitale a quindici anni.

Età digitale a 15 anni

Queste raccomandazioni non sono passate inosservate nel panorama politico francese. Il primo ministro Gabriel Attal ha espresso il suo sostegno alla regolamentazione dell’uso degli schermi, annunciando l’intenzione di far rispettare una proposta di legge che stabilisce l’età digitale a 15 anni.

Anche il ministro dell’istruzione nazionale, Nicole Belloubet, si è schierato a favore di una “pausa digitale” nelle scuole, per limitare la circolazione dei telefoni cellulari tra gli studenti.

Questa proposta solleva interrogativi fondamentali sul modo in cui la società affronta l’uso sempre più diffuso della tecnologia da parte dei bambini e dei giovani. Se da un lato la tecnologia offre opportunità senza precedenti per l’apprendimento e lo sviluppo, dall’altro solleva importanti questioni etiche e sociali che richiedono una risposta ponderata e responsabile da parte di genitori, educatori e legislatori. Resta da vedere se le raccomandazioni verranno adottate e quali saranno le implicazioni per il futuro dell’infanzia digitale.

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