Il solstizio d’estate rappresenta il momento in cui la Terra arriva nel punto della sua orbita in cui il Polo Nord è alla sua inclinazione massima (circa 23,5 gradi) verso il Sole. Il fenomeno determina una giornata più lunga del solito, precisamente la più lunga dell’anno dal momento che ci saranno un maggior numero di ore di luce. Nell’emisfero australe, invece, è l’opposto: il solstizio di giugno sancisce l’inizio dell’inverno, quando il Sole è nel suo punto più basso del cielo.
Nel calendario gregoriano l’anno si compone di 365 giorni. In realtà, però, la Terra compie il suo giro intorno al sole in 365 giorni, 6 ore, 9 minuti e 6 secondi. La differenza poi si riduce a 5 ore 48 minuti e 46 secondi a causa della cosiddetta precessione degli equinozi, un movimento molto lento della Terra simile a una trottola. Per “recuperare” questa discrepanza è stato inserito l’anno bisestile, ogni quattro anni infatti viene aggiunto un giorno al mese di febbraio. Così il 29 febbraio rappresenta la somma delle 6 ore “perse” in quattro anni (6×4= 24, le ore di una giornata).
Questi “aggiustamenti” sul calendario portano a degli spostamenti di data su certi fenomeni come il solstizio. L’anno scorso è stato il 20 giugno, quest’anno sarà il 21. Tornerà ad essere il 20 giugno nel 2024, nel 2028 e nel 2030, se prendiamo in considerazione i prossimi dieci anni.