Un militare rimane sempre un militare. Anche quando vorrebbe urlare la propria rabbia, delusione; anche quando vorrebbe gridare ai suoi diretti superiori: “andateci voi a quel paese”. E quel paese è l’India.

Ma un militare rimane sempre un militare, ecco perchè il marò Massimiliano Latorre non urla, non attacca, ma silenziosamente, oscura il proprio profilo Facebook. Nera l’immagine di copertina, nera quella del profilo. Come a dire, probabilmente: “Nero quello che ho davanti”. Nero, come tutto per lui e il suo collega Salvatore Girone, dal 15 febbraio 2012.
E’ il 15 febbraio 2012 e la petroliera italiana Enrica Lexie viaggia al largo della costa del Kerala, India sud occidentale, in rotta verso l’Egitto. A bordo ci sono 34 persone, tra cui sei marò del Reggimento San Marco col compito di proteggere l’imbarcazione dagli assalti dei pirati. Poco lontano, il peschereccio indiano St. Antony trasporta 11 persone.

Intorno alle 16.30 locali si verifica l’incidente: l’Enrica Lexie è convinta di essere sotto un attacco pirata, i marò sparano contro la St. Antony ed uccidono Ajesh Pinky (25 anni) e Selestian Valentine (45 anni), due membri dell’equipaggio. La St. Antony riporta l’incidente alla guardia costiera del distretto di Kollam che subito contatta via radio l’Enrica Lexie, chiedendo se fosse stata coinvolta in un attacco pirata. Dall’Enrica Lexie confermano e viene chiesto loro di attraccare al porto di Kochi.

La Marina Italiana ordina ad Umberto Vitelli, capitano della Enrica Lexie, di non dirigersi verso il porto e di non far scendere a terra i militari italiani. Il capitano – che è un civile e risponde agli ordini dell’armatore, non dell’Esercito – asseconda invece le richieste delle autorità indiane.

Il 19 febbraio Massimiliano Latorre e Salvatore Girone vengono arrestati con l’accusa di omicidio. La Corte di Kollam dispone che i due militari siano tenuti in custodia presso una guesthouse della CISF (Central Industrial Security Force, il corpo di polizia indiano dedito alla protezione di infrastrutture industriali e potenziali obiettivi terroristici) invece che in un normale centro di detenzione.

facebook-latorre-2Da allora, a parte un breve ritorno in Italia nel Natale 2012, Girone è ancora in India, Latorre in Italia per malattia, dopo l’ictus che lo colpì mentre era ancora prigioniero.

Sono trascorsi oltre 3 anni, lo scorso agosto arriva la decisione del Tribunale del Mare di Amburgo. La Corte con sede in Germania stabilisce di non concedere le misure richieste dall’Italia nei confronti dei due marò. Il nostro Paese aveva presentato istanza affinché Salvatore Girone potesse fare ritorno dall’India, dove si trova nella residenza dell’ambasciatore italiano, e che Massimiliano Latorre potesse restare nel nostro Paese in attesa delle decisioni del Tribunale arbitrale. Non solo la richiesta non è stata accolta, ma il Tribunale di Amburgo ha anche deciso che “l’Italia e l’India devono sospendere ogni iniziativa giudiziaria in essere e non intraprenderne di nuove che possano aggravare la disputa”.

E così ‘bocce ferme’ per i due marò. Ieri, intanto, l’ennesima delusione per Massimiliano Latorre: Matteo Renzi (che appena insediato aveva promesso loro: “Vi riporterò a casa”) è andato in Parlamento a parlare del Consiglio europeo che si svolgerà a breve, non ha menzionato il caso marò. Mostrando ancora una volta che lo Stato pare avere posto in seconda linea la libertà dei suoi uomini. Stato che non difende i propri militari, Stato deludente.

Massimiliano Latorre rimane sempre un militare. Ecco perchè non urla quello che noi, che militari non siamo, possiamo urlare: Vergogna.

P.V.

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