Durante l’emergenza sanitaria il ruolo delle cooperative sociali in Veneto “è stato cruciale”, ma è tempo di futuro e non è possibile, nel 2021, che si parli di stipendi da fame, di tariffe ‘da raccoglitori di pomodori nei campi’. Sono 12 le cooperative nella provincia di Vicenza e alcune delegazioni hanno preso parte oggi, mercoledì 3 novembre,  al congresso regionale del settore sociale di Legacoop Veneto, occasione per presentare i dati relativi alla cooperazione sociale nel 2020. Alla fine dell’anno le cooperative sociali attive in Veneto erano 97, di cui 53 di tipo A (54%) e 31 di tipo B (32%), 11 plurime (11%) e due consorzi (2%). I soci erano 13.500, gli addetti 12.000, con un patrimonio netto di 77 milioni e un valore di produzione di 360 milioni, che deriva per il 51% da fonti pubbliche e per il 49% da fonti private.

La base sociale è composta al 65% da donne e al 35% da uomini, con una fascia d’età prevalente tra i 41 e i 60 anni. I consigli di amministrazione mediamente vedono cinque consiglieri di cui almeno tre donne. Nel 55% dei casi la presidenza della cooperativa è affidata a un uomo. “La pandemia ha decisamente avuto effetti sull’attività delle nostre cooperative sociali, che hanno dimostrato di essere protagoniste capaci di ricucire relazioni che la pandemia ha fortemente disgregato”, spiega alla ‘Dire’ Loris Cervato, responsabile settore sociale di Legacoop Veneto. Detto questo, ” vogliamo gettare le fondamenta per creare le condizioni per un ulteriore sviluppo della cooperazione sociale”, continua Cervato. “Crediamo che sia fondamentale coinvolgere le istituzioni per coprogettare insieme degli interventi sul territorio capaci di rendere servizio ai cittadini e di far decollare il percorso di crescita delle cooperative sociali anche da un punto di vista imprenditoriale”. In questi mesi, “la Regione ha mantenuto un rapporto di collaborazione, ma i problemi più grandi li abbiamo avuti nell’attuazione dei provvedimenti regionali”, per la frammentazione delle misure sul territorio e le differenze “tra le varie Ulss e i diversi Comuni, che sono imprescindibili per calare gli interventi sul territorio”, conclude.

Lanzarin: ‘La Regione lavorerà per l’aumento delle tariffe’

“La questione dell’aumento tariffario è nota, con nuovo Ccnl sono aumentati gli stipendi del personale ed è chiaro che le tariffe regionali devono rivedere la situazione”, afferma Lanzarin. “Abbiamo aperto un tavolo e ho sollecitato i tecnici per avere una fotografia anche rispetto ai vari servizi. Perché la situazione non è uniforme. Ad esempio per quanto riguarda l’assistenza ai disabili c’è già stato un intervento, mentre per quella agli anziani siamo fermi ad anni precedenti”, spiega l’assessore, che non dà però tempi certi per un intervento. Al netto dei problemi relativi alle tariffe, però, rimane la criticità determinata dalla mancanza di personale, in particolar modo di Oss e infermieri, che scarseggiano a livello complessivo e generalmente prediligono posti di lavoro meglio remunerati. “Stiamo facendo un ragionamento per rendere più uniforme la retribuzione sul territorio regionale, vogliamo aprire un tavolo anche su questo, in modo da dettare un’agenda”, aggiunge Lanzarin.

 

Ti è piaciuto questo articolo? Condividilo su:
Stampa questa notizia