Di ritorno da un incontro nella sede della Cgil di Vicenza con occhi lucidi di speranza che non muore mai e di gratitudine per un opportunità spesso negata alla classe operaia, gli ex lavoratori della ‘Bella Zoilo’ non hanno avuto rassicurazioni su quello che sarà il futuro di circa 60 ‘anime’ . Sessanta persone,  che non sanno ancora se troveranno collocazione o se la loro vita professionale è destinata a fermarsi.

 Alle sorti di una azienda un tempo florida e specializzata nella  lavorazione delle carni e del commercio di generi alimentari è legata tutta una vita costruita attorno alle sicurezze che ciascuno credeva di avere. Un microcosmo di progetti ed affetti unicamente preziosi come l’esistenza di ciascuno di noi puo` essere, con fondamenta che ora, franano come arena, come sabbie mobili che intrappolano la volonà come in  un groviglio difficile da sciogliere.

Al di la` di tutto questo, un bambino che giovedi` nascerà, il figlio di uno degli operai, dalla sorte appesa al filo. Andrea Marchelli, 45 anni, una vita dedicata alla ’Bella Zoilo’, reperibilita` anche la notte, un punto di riferimento per chiunque in azienda, ora guarda nel vuoto.
Le sue parole ed i suoi gesti, con una semplicita` senza doppi pensieri, esprimono la rassegnazione di chi ha gia` fatto tanto per salvare una causa ed ora ha capito di aver sperato invano.
La sua disperazione Zeljko Dukic, 45 anni, padre serbo con figlio e moglie a carico, la dice prima che con le parole, con l’espressione senza riposo di chi da 15 anni, ogni giorno coscienziosamente si sforza di dare il meglio. Di chi sa quanto vale l’esperienza delle strade percorse ormai ad occhi chiusi, la fiducia incondizionata dei clienti, l’organizzazione ormai impeccabile delle consegne, pero’ purtroppo non lo puo` spiegare ad interlocutori invisibili cui non interessa ascoltare.  Alcuni giorni fa, infatti,  vecchia e subentrante proprietà di Bella Zoilo si sono rifiutati di incontrare le maestranze in cassaintegrazione e persino la parlamentare Daniela Sbrollini che chiedeva un dialogo. Un atteggiamento che scoraggia ulteriormente gli ex lavoratori.

La Bella Zoilo per i proprietari non esiste piu`, ma per i suoi operai e` ancora un organismo vivo e produttivo, con un cuore che batte, il loro, e che batte bene, con un operato competitivo, con un nome difeso da tutti gli ex clienti.
E anche se si vedono chiudere la porta in faccia, nelle loro vite e` scritto che quella porta sbattuta e` davvero quella della loro casa, per la quale si sono sacrificati tornando  tante volte solo per dormire poche ore.
Loro, alla ditta ci tengono, e non solo perche` non troverebbero un altro lavoro, ma perche` attorno a questo posto hanno costruito le loro vite, qui hanno le loro case, con un mutuo acceso, qui speravano di inserire addirittura i loro figli.
Hanno costruito un gruppo di amici e di colleghi di fiducia, un sistema che funziona al meglio e sono pronti a ripartire dal poco per rianimare la loro ditta.
Ma non sanno come far capire a chi rilevera` l’azienda prendendola in affitto, quindi senza obbligo di riassunzione del personale gia` impiegato, che e` un gioiello quello che sta buttando nella spazzatura, che riassorbire questa ditta con tutta la sua anima, il suo personale, sarebbe il massimo degli investimenti.
Questa e` la cosa che vorrebbero urlare al mondo intero ma che spesso devono soffocare,  tacendo delle loro notti insonni, delle ansie di una famiglia che mantengono da quasi un anno con le briciole, della mortificazione di ritornare a quarant’anni a chiedere aiuto ai genitori pensionati.
’La nostra e` solo una delle tante storie – dicono, e si ricordano di citare, fra le vicende dei 60 operai coinvolti, anche il caso del collega piu` giovane, che aveva appena cercato l’indipendenza abitativa, il matrimonio, la paternita` ed ora si ritrova con mille impegni che non puo` mantenere.
Ed e` vero, la loro e` la voce di tanti operai che non sono minimamente tutelati di fronte ad un fallimento della loro azienda. Cui la burocrazia mette migliaia di bastoni fra le ruote, per non riconoscere loro l’assicurazione del mutuo per via della cassa integrazione per un giornata lavorativa, data per mantenere un impegno preso dalla ditta, nella speranza di dare ossigeno alla loro ’Bella Zoilo’.
’Gli ammortizzatori sociali ci sono, anche se a breve termine – concludono – ma noi vogliamo lavorare’.
’Mentre i grandi trovano le vie della giustizia – dicono col cinismo forzato della brava gente – c’e` il tempo di farci impazzire tre volte, su e giu` per quei corridoi di casa, nell’inattivita` che e` una prigione per chi come noi e` abituato a dare l’anima’
‘Se veramente cosi` tanto si e` disposti a sprecare, la crisi non fa piu` tanta meraviglia. – è l’amara conclusione dei due operai.

Umberto D’Anna

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