Si profilano all’orizzonte alcuni ostacoli per la fusione tra i comuni di Arsiero e Tonezza del Cimone.

A lato dei sindaci Tiziana Occhino (Arsiero) e Diego Dalla Via (Tonezza) e ai tanti cittadini che vedono nella fusione un’opportunità di crescita per entrambi i comuni grazie alla condivisione di servizi e attività amministrative, ha preso vita un gruppo contrario, che grida il suo ‘no’ alla fusione già con il suo stesso nome.

Il ‘Comitato spontaneo No Fusione Tonezza del Cimone’ ha stilato una lista di motivazioni che mirano a far desistere dal procedere nell’intento di unire i 2 comuni. Il 17 dicembre prossimo, i cittadini saranno chiamati a votare ad un referendum per esprimersi in positivo o contrario alla fusione e il comitato spera che il tutto si concluda con una bolla di sapone.

Sono parecchi e per nulla scontati i motivi del ‘no’: territori diversi (uno di valle, l’altro montano), disparità nel numero degli abitanti (con Tonezza molto meno popolata e rappresentata nella eventuale fusione), nessun coinvolgimento dei cittadini nelle riunioni a tema, comuni che non hanno mai condiviso nulla, identità storica e culturale di Tonezza a rischio.

“Siamo fortemente contrari a questo progetto di fusione e come noi la pensano in tanti – spiegano dal comitato – Chiediamo alla regione di rispettare la nostra volontà, espressa liberamente attraverso il referendum”. Per dare un’alternativa al progetto di fusione, il comitato propone di valutare seriamente lo strumento della convenzione e l’istituto dell’Unione. “Seguendo l’esempio del comune della Val Liona e di realtà limitrofe a Tonezza – hanno sottolineato i portavoce del comitato – tali strumenti possono rappresentare un buon compromesso tra l’esigenza di identità e di autonomia delle comunità e il miglioramento dei servizi con l’abbattimento dei costi. Parlando con i sindaci dei comuni vicini, abbiamo riscontrato un’assoluta contrarietà alla fusione, ma una buona predisposizione per quella che potrebbe essere una convenzione spinta oppure un’unione. Se tali strumenti riuscissero poi a creare una nuova identità, come successo a Val Liona – hanno concluso – allora la fusione sarebbe un passo naturale e non una forzatura imposta dall’alto”.

Anna Bianchini

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