Tempi duri per la Fabbrica Alta di Schio, che è stata inserita nella lista degli edifici culturali italiani a rischio crollo e si trova addirittura al secondo posto.

A pochi giorni dal crollo di un capitello della basilica di Santa Croce a Firenze, che ha causato la morte di un turista spagnolo, è stata resa nota la ‘lista rossa’ degli edifici italiani pericolanti.

La Fabbrica Alta del Lanificio Rossi, costruita nel  1862 da Alessandro Rossi, progettata in stile belga e inglese dall’architetto belga Auguste Vivroux ed eseguita dall’architetto Antonio Caregaro Negrin, rappresenta oggi uno dei principali edifici della prima industrializzazione italiana ed è considerata il simbolo di Schio.

Un edificio imponente di colore rossiccio, un capolavoro di archeologia industriale, lungo 80 metri e largo 13,90, con 5 piani e il sottotetto. Immensi saloni sono presenti al suo interno, suddivisi in 3 campate da 125 colonne di ghisa, illuminati da 330 finestre e 52 abbaini. L’interno era stato concepito e realizzato perché in ogni piano venisse effettuato uno specifico procedimento di lavorazione della lana: cardatura al primo piano, filatura al secondo, spolatura al terzo, ritorcitura al quarto, tessitura al quinto e rammendo nel sottotetto.

Oggi le colonne in ghisa non si vedono più perché sono state inglobate all’interno di pareti divisorie e l’antico Fabbrica Alta Schiopavimento è stato ricoperto. Solo il sottotetto è rimasto immutato e presenta l’originale struttura ottocentesca con travi a vista.

E’ stato il lavoro di Italia Nostra, che ha stilato la lista degli edifici in pericolo, ad inserire la Fabbrica Alta, posizionandola al secondo posto in tutta Italia, nelle opere a rischio crollo.

A primeggiare, davanti all’edificio-simbolo di Schio, l’area archeologica della città antica di Teano, dove la mancanza di fondi da parte del Polo Museale Regionale della Campania e le mancate rimesse del governo stanno determinando il declino dell’opera, che è stata chiusa al pubblico. Seguono le scuderie reali di Villa Ada a Roma, le torri Sinis Cabras in Sardegna e il borgo di Fogliano a Latina, che precedono un’altra serie di meraviglie italiane che potrebbero avere vita limitata.

Anna Bianchini

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