Per il bene del Villino Rossi il Comune di Schio ha deciso di venderlo ai privati e di dare la possibilità di trasformarlo da abitazione di lusso in hotel, negozio o centro sanitario. Si apre così uno spiraglio per mettere un freno al degrado che da anni si sta impossessando dello splendido immobile, che rappresenta una porzione di storia della città, patrimonio della storia locale ma di proprietà del demanio pubblico”.

Con una convenzione sottoscritta tra il Comune di Schio e lo Stato, si è infatti giunti all’accordo di mettere in vendita il fabbricato, con l’annesso parco, allargando ai privati la possibilità di aggiudicarsi un pezzo di storia della città, offrendo destinazioni d’uso diverse dalla sola residenziale e cercando così anche di scongiurarne il progressivo degrado. Il documento prevede infatti che l’immobile possa ospitare oltre all’attività residenziale, anche quella commerciale, turistica e socio sanitaria.

Non si potranno però modificare la fisionomia e le caratteristiche di pregio dell’immobile, opera dell’architetto Antonio Caregaro Negrin, che dovrà conservare il suo aspetto senza essere snaturato.

Per rendere operativa la convenzione sono state necessarie due varianti urbanistiche e ora il demanio ha inserito il fabbricato nella Banca dati Nazionale per la messa in vendita. Il suo valore è stimato in tre milioni di euro, con una previsione di una pari cifra per la sua ristrutturazione. “Il Comune, che avrebbe potuto ottenere dallo Stato la cessione gratuita del Villino, non è nelle condizioni di garantire l’esborso dei tre milioni per la ristrutturazione che dovrebbe compiersi in 5 anni – ha sottolineato il sindaco Valter Orsi – Crediamo invece che possa essere valorizzato anche con l’intervento di privati sensibili al recupero del patrimonio artistico locale”.

Sergio Rossi, assessore all’Urbanistica, ha spiegato che questa soluzione potrebbe rendere appetibile il Villino a qualche investitore. In tal caso, il Comune riceverebbe il 15% del valore di vendita, denaro che sarebbe destinato a completare altre ristrutturazioni e recuperi edilizi che il Comune ha in corso d’opera.

La storia del Villino Rossi

Già residenza di Giovanni Rossi, alla sua morte fu donata allo stato e trasformata prima in ‘Casa del Fascio’, poi sede del Catasto Edilizio e delle Imposte.

Il Villino di Giovanni Rossi è un palazzo storico di Schio, posizionato in Via Maraschin, lungo l’asse viario principale del quartiere operaio. Venne fatto erigere nel 1876 da Alessandro Rossi per uno dei suoi figli. Rappresenta uno degli episodi architettonicamente più rilevanti all’interno del quartiere operaio stesso.

L’architetto di fiducia di Rossi, Antonio Caregaro Negrin, progettò per Giovanni, primogenito di Alessandro, una residenza in stile eclettico, in equilibrato compromesso tra palazzo urbano e villa di campagna. Nel 1896/98, su progetto dell’ingegner Gaetano Rezzara, venne realizzato l’ampliamento dell’edificio, adottando scelte stilistiche in linea con quelle esistenti; il villino raddoppiò così la sua cubatura, a discapito del grande giardino di pertinenza, che venne quindi ridimensionato.

Alla morte del barone Giovanni Rossi, nel 1935 il villino venne lasciato in eredità allo Stato, ed ospitò la casa del fascio e tutte le attività annesse al partito fascista. Nel secondo dopoguerra divenne sede del catasto edilizio e delle imposte. Trasferiti tali uffici in sedi più idonee negli anni Duemila, la villa, di proprietà del demanio, rimane a tutt’oggi inutilizzata, ma rientra tra i beni pubblici inseriti nel progetto di valorizzazione ‘Valore Paese – Dimore’.

L’immobile e il parco

La villa Rossi si sviluppa su tre piani ed essendo circondata da un ampio giardino, è visibile nelle quattro facciate, che risultano essere piuttosto complesse essendo movimentate da sporgenze, rientri, orizzontamenti della superficie muraria diversificati. Nel suo insieme l’edificio risulta esser un corpo sviluppato in senso longitudinale, sul quale si aggiungono svariate piccole articolazioni. Il basamento dell’edificio, rivestito in pietra bocciardata che riprende l’effetto bugnato, diventa la base sulla quale si sviluppano i piani superiori, divisi tra loro da spesse fasce marcapiano. Tutta la fascia del sottogronda è dotata di raffinati mensolini.

Sulla facciata nord una gradinata conduce alla loggia a serliana con terrazzo balaustrato ad essa collegato e funge da baricentro di tutta la facciata. Questa è ritmata da numerose finestre caratterizzate da finiture diverse: semplici aperture architravate con sobrie modanature (nella parte progettata dal Negrin, più affine allo stile eclettico), o aperture decorate con parapetti in ferro battuto e dotate di frontoncini abbelliti da volti umani (nella parte edificata in seguito agli ampliamenti di fine secolo del Rezzara, ormai vicine allo stile liberty).

La facciata rivolta a sud, che riprende le due tipologie stilistiche imputabili alle diverse fasi di costruzione già viste nella facciata nord, è caratterizzata dalla tettoia in zinco che evidenzia l’ingresso. L’interno del villino, in parte manomesso dagli usi impropri dell’edificio una volta divenuto proprietà dello Stato, è caratterizzato dall’utilizzo di svariati materiali quali il ferro, il legno, la pietra, l’ottone, e completato dagli stucchi e delle tappezzerie proponendo varie e raffinate soluzioni.

L’elemento centrale dell’edificio risulta essere la grande scalinata centrale. Gli interni sono suddivisi in due tipologie di vani: quelli di rappresentanza formati dai due ampi saloni al piano rialzato, e quelli ad uso abitativo privato, nei due piani superiori.

Il giardino di villa Rossi è delimitato da un muro di cinta decorato a motivi geometrici mediante l’impiego di pietra, cotto, ciottoli di torrente. Le aperture principali sono protette da cancellate in ferro battuto; altri accessi pedonali inutilizzati sono stati in secondo tempo murati.

Il giardino che circonda il villino sui quattro lati, ma ha un maggior sviluppo lungo i fronti est e sud, conserva numerosi esemplari di alberi ad alto fusto. Si presenta in uno stato di grave incuria e degrado e conserva un piccolo bunker antiaereo scavato durante la seconda guerra mondiale.

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