Parlare di tumori è ancora un tabù nelle famiglie, ma ci pensa il progetto ‘Martina’ a portare l’importante tema nelle scuole. Per volontà di una giovane vittima padovana che prima di morire ha lasciato un testamento significativo. ‘Vi prego – sono state le sue ultime parole – fate in modo che di cancro se ne parli ai giovani’. Ci pensa il Lions Club. Attenta partecipazione da parte degli studenti dell’istituto tecnico tecnologico “G. Chilesotti” di Thiene durante l’incontro nell’ambito del progetto “Martina” con i medici Pierluigi Zanella e Carlo Ferrari. Due professionisti che stanno portando nelle scuole un argomento, del quale in casa si parla troppo poco.
L’iniziativa, promossa appunto dal Lions Club, è stata organizzata per informare gli studenti sulle modalità di lotta dei tumori, sulla opportunità della diagnosi preventiva e per indurre ad una riflessione e ad un eventuale cambiamento dei propri stili di vita a rischio. Obiettivo del progetto “Martina” è non solo informare, ma anche dare tranquillità. E’ indubbio infatti che il sapere come affrontare una malattia, il sapere che ci si può difendere e che si può vincere, dà tranquillità. La tranquillità che deriva dalla conoscenza, coinvolge tutti e permette di vivere con maggiore serenità.
A prendere la parola davanti agli studenti delle classi terze, l’ex primario dell’Ulss 4 Carlo Ferrari che ha esordito spiegando che l’iniziativa è stata denominata Progetto Martina in ricordo di Martina che ha espresso le sue ultime volontà dopo essere stata colpita da un tumore alla mammella, che non le ha lasciato via di scampo.
“Non sempre – ha spiegato Ferrari – il tumore è un evento che capita. Nel 70-80% dei casi i tumori sono dovuti a fattori ambientali e stili di vita errati di cui oltre il 40% modificabili e adottare sane abitudini può evitare la comparsa di circa un caso di cancro su tre per cui la prevenzione è nelle mani di ognuno. D’altra parte, purtroppo, tendiamo a preoccuparci della nostra salute solo quando iniziamo a perderla”.
“I fattori di rischio – ha continuato – sono l’alimentazione scorretta, ma anche l’abuso di alcool, il fumo, l’obesità e la sedentarietà, che aumenta il rischio di tumore del 30% . Camminare per 20 minuti al giorno con passo veloce riduce la possibilità della nascita di un tumore. Tra i fattori di rischio più diffusi c’è il fumo, che coinvolge ragazzi sempre più giovani. Chi comincia così presto con le sigarette, triplica il rischio tumori da adulto, soprattutto cancro al polmone, rispetto a chi comincia dieci anni più tardi. Del resto, le ricerche lo dicono, fumo e alcool da giovani, sono altamente dannosi per la salute da adulti”.
Nella seconda parte della conferenza la parola è passata a Zanella, che si è preoccupato di parlare agli studenti del tumore del testicolo e del melanoma, indicando chiaramente quali sono i fattori predisponenti, i suggerimenti per limitare il rischio, l’importanza della diagnosi e della prevenzione.
“Negli uomini – ha spiegato – il tumore del testicolo è la sede di maggior rilievo nella fascia d’età 20-30 anni. La mortalità per questa neoplasia è in diminuzione tanto che se nel 1970 il 90% moriva, ora il 90% può essere curato”. “E’ importante – ha continuato – non trascurare i segnali di rischio e consultare tempestivamente il medico in caso di anomalie ai genitali”.
Sono tanti i motivi per i quali è importante che la scuola, oltre a parlare di argomenti che toccano da vicino gli adolescenti come la droga, l’alcool, il fumo, si occupi anche di parlare ai giovani dei tumori. Innanzitutto perché alcuni tumori, quali il melanoma ed il tumore del testicolo, colpiscono spesso anche i giovani. In secondo luogo perché, anche se la maggior parte dei tumori si manifesta in età media o avanzata, molti incominciano il proprio percorso in età giovanile e quindi è ai giovani che bisogna far sapere cosa fare e quando incominciare a fare.
Inoltre perché molti tumori sono causati anche da mutazioni di geni indotte nell’arco della vita da “fattori ambientali” e da “stili di vita scorretti”; conoscere ed evitare fin da giovani questi “fattori di rischio” riduce il proprio rischio.
Infine perché la diagnosi tempestiva di alcuni tumori con controlli periodici quando ci si sente sani richiede impegno da parte del singolo.
Al termine gli studenti hanno ricevuto un pieghevole con la sintesi delle informazioni ricevute e sono stati invitati a compilare un questionario di apprendimento e gradimento sull’incontro.
A caldo Jonathan Visonà e Daniel Ghirardello , due degli studenti che hanno seguito gli interventi, sono stati concordi nell’affermare che quest’incontro è stato principalmente utile. Vorrebbero però che anche in famiglia si parlasse di tumore e che quest’ultimo non fosse considerato un tabù. Inoltre hanno rilevato che sarebbe stato più coinvolgente, oltre a spiegare queste cose teoricamente, che ci fosse stata anche la testimonianza diretta di chi ha vissuto la malattia sulla propria pelle, così come quando hanno partecipato all’incontro sull’hiv.
Alice Berti
