Nel periodo 2011-2019 sono ‘fuggiti’ all’estero più di 40.000 laureati veneti: lo dicono le cifre elaborate sulla base di dati Istat, da Fondazione Nord Est e per il Pd in regione questo significa una “una perdita secca in termini di competitività e dal punto di vista economico”. I dati, emersi dal rapporto della Fondazione Nord Est presentato a Verona, “sono drammatici perché danno la dimensione di una fuga, quella dei laureati, che impoverisce tutto il nostro sistema. Un’emorragia che riguarda anche il Veneto e che deve spingere anche la Regione a puntare con decisione su politiche sociali in grado di arginare il fenomeno”, afferma la consigliera regionale del Pd, Anna Maria Bigon. L’esperienza lavorativa all’estero- osserva l’esponente dem – potrebbe essere considerata come investimento, ma solo a patto che questi giovani facciano ritorno a casa. Cosa che non avviene praticamente mai. Nel frattempo viviamo una crisi profonda di disponibilità di risorse umane in sanità e tra le nostre imprese. Oltre al fatto che l’ingresso nel mondo del lavoro avviene da noi troppo tardi rispetto al resto d’Europa, dove a 25 anni si è già laureati ed occupati, resta sul campo una carenza profonda di servizi”. Diventa così quasi impossibile, aggiunge Anna Maria Bigon, “per i trentenni il riuscire a vivere fuori famiglia. Il livello troppo alto delle locazioni; i servizi di trasporto costosi e spesso inefficienti a tal punto che obbligano molti a ricorrere all’acquisto dell’automobile; le rette esorbitanti per gli asili nido che dovrebbero essere gratuiti; la mancanza di adeguata copertura economica per la maternità: sono tutti ostacoli insormontabili che, sommati ai livelli troppo bassi degli stipendi, inducono alla fuga. Investire davvero in politiche sociali, anche in Veneto, è una strada obbligata e doverosa se si vuole invertire questo trend”.

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