Anche Schio  ha festeggiato nel giorno del 25 aprile 2013, il 68° anniversario della Liberazione d’Italia. Una data importate per il nostro Paese, che rappresenta un passo fondamentale della storia della nostra nazione: il 25 aprile del 1945, nella Milano appena liberata, Sandro Pertini, politico, giornalista e partigiano italiano, proclamava il primo sciopero generale “contro l’occupazione tedesca, contro la guerra fascista, per la salvezza delle nostre terre, delle nostre case, delle nostre officine”.

La città scledense, come ogni anno, partecipa alla Festa della Liberazione con una cerimonia sovra-comunale sentita e condivisa, rendendo omaggio e ricordando le gesta delle centinaia e centinaia di partigiani di Schio e dei comuni limitrofi, che, con grande coraggio e amore per la patria, hanno sacrificato la loro vita in nome della libertà, sancendo la fine dell’occupazionenazista e il termine del ventennio fascista.
Il corteo, partito alle 9.30 da Piazza Statuto, fa presto tappa in Piazza Rossi, davanti al duomo, dove, sopra le note dell’alzabandiera suonate dal Complesso Strumentale Città di Schio, si ferma in saluto al tricolore, che viene issato sull’asta. Accompagnati dalla musica di “Bella Ciao”, i manifestanti arrivano al Chiostro Ossario di SS. Trinità per la cerimonia commemorativa e la celebrazione della messa. Il parco interno, piano piano si riempie, sotto un sole caldo e un cielo limpido.
Numerose le associazioni e i rappresentanti delle istituzioni riuniti nel chiostro, attorno l’altare. Tra gli altri, oltre agli ancora troppo pochi giovani rappresentati unicamente dagli alunni delle scuole medie Fusinato di Schio e San Vito, la delegazione dei sindaci dei comuni di Schio, Santorso, San Vito di Leguzzano, Torrebelvicino e Valli del Pasubio. Intensa e toccante l’orazione del Sindaco di Santorso Pietro Menegozzo, che ricalcando le note di “Viva l’Italia” di De Gregori, conclude con un messaggio di speranza e positività, ricordando “l’Italia liberata, l’Italia con gli occhi asciutti nella notte scura, l’Italia che non ha paura”. Tra un intervento e l’altro, accompagnando la posa delle corone d’alloro alla memoria dei caduti, le melodie del coro “Le vece cane”, profonde e arcane, risuonano da intermezzi armoniosi della cerimonia.
Alla fine la santa messa, celebrata da don Carlo Coriele, parroco di Santissima Trinità. Durante la celebrazione, l’intervento di Guido Bortoloso, responsabile del mandamento di Schio dell’ANPI ValLeogra. “I partigiani di Schio sono stati coraggiosi e dobbiamo ricordarne il merito. Schio è stata la seconda città d’Italia liberata dai nazifascisti, dopo Genova. Quando qualcuno di noi passa per i sentieri delle nostre montagne e vede una lapide o una targa alla memoria, non deve dimenticare che i nostri partigiani sono morti per la libertà”. In conclusione, la benedizione, che chiude la cerimonia, congedando i presenti, che si avviano verso le loro case.
I partigiani caduti, invece, restano lì, nelle loro tombe, custoditi in un sacrario che dovrà perpetrarne la memoria nel tempo. Perché è doveroso non dimenticare che se oggi possiamo “godere” di quello che abbiamo e della nostra “libertà”, è anche grazie alle loro azioni e al loro sacrificio.

Alessandro  Mafrica

Ti è piaciuto questo articolo? Condividilo su:
Stampa questa notizia