Da quando è esploso il caso di Barbarano, non si placano le polemiche ed i perchè di mamme e papà ‘speciali’, che chiedono luce sull’inquietante e doloroso fatto di cronaca che ha avuto come vittima un ragazzino autistico, finito nelle grinfie di un’insegnante di sostegno e di un’assistente che avrebbero dovuto occuparsi di lui. Due donne che avrebbero dovuto essere ‘speciali’ per umanità e particolarmente dotate professionalmente. Occuparsi di un soggetto autistico non è cosa facile già per i più esperti in materia, figuriamoci se al centro c’è un adolescente non verbale. Quelle due donne, in particolare la maestra di sostegno, non erano preparate, non avevano il minimo dell’umanità e si sono rivelate delle ‘bestie’.
Inutile continuare a descrivere quello che le cronache hanno raccontato in questi giorni, quello che è rimasto impresso in video choc, inizialmente censurati dalla magistratura e poi, coraggiosamente divulgati dal Corriere del Veneto. Scene dolorose per chi un figlio autistico ce l’ha, per chi vive l’ansia giornaliera di affidare la propria creatura indifesa, incapace di comunicare talvolta anche il più primitivo bisogno, a persone estranee. Maestre, bidelle, operatrici, terapiste di cui si deve per forza avere fiducia. Perchè un genitore ‘speciale’ manda a scuola o al centro estivo quel bambino, che una volta tornato a casa, non saprà raccontare alla mamma o al papà quello che ha fatto per tutte quelle ore lontano da loro. L’autistico non sa comunicare alla sua mamma nemmeno un semplice mal di pancia. Quel genitore non potrà che affidarsi a chi ha in carico il bambino disabile, convinto che chi è stato messo nel posto per decidere, farà la scelta più opportuna affinchè lo studente sia affidato alle mani migliori. Chi ha assegnato quella maestra e quell’operatrice al ragazzino autistico di Barbarano? Chi ha preso la decisione, che ha rovinato la vita a quell’essere così sensibile, che per paura delle botte e delle vessazioni di quelle due bestie se la faceva addosso tutti i santi giorni?
Dalle indagini dei carabinieri, su input del papà del ragazzino autistico che ha riscontrato segni di lesioni sul corpo del figlio persino nelle parti intime, è emerso che i maltrattamenti, gli insulti, i colpi di forbice duravano da almeno sei mesi. Viene spontaneo chiedersi, ma la Ulss che ha in carico l’autistico, dove è stata per tutti questi mesi? In cosa consiste la presa in carico dei servizi socio sanitari? Quello che emerge dalla vicenda di Barbarano è squallido e non fa onore al civile Veneto. Per tutta una serie di motivi.
E ancora, voci di popolo molto insistenti dicono che quando è esploso il caso giudiziario del ragazzino di Barbarano c’è stata una certa reticenza da parte di una magistratura, che trincerandosi dietro la solita privacy, ha messo nelle condizioni i cronisti di doversi quasi trovare le notizie da sole. Perchè? Perchè avere il minimo riguardo di coprire una storia che era giusto invece portare alla luce? Vogliamo tirare in ballo l’incertezza degli indizi di colpevolezza a carico delle due bestie che ora sono pure agli arresti domiciliari? Chiunque abbia visto le riprese realizzate nell’aula di sostegno dell’orrore non può nutrire dubbi sulla responsabilità delle due indagate, che hanno anche il barbaro coraggio di chiedere perdono.
Che non rimanga solo il sensazionalismo giornalistico. Che dal dolore di tutti coloro che sono rimasti segnati da quei video che avrebbero potuto contenere immagini dei propri figli indifesi, arrivi il riscatto di chi spesso è lasciato nel silenzio del proprio disagio. Che le Ulss e la scuola prendano atto della gravità di quanto accaduto a Barbarano e non assegnino altre bestie a bambini che invece, hanno bisogno di grande professionalità, di continuità, di un percorso serio che possa aiutarli. Accanto ai disabili invece, troviamo ragazzine di cooperative improvvisate. Insegnanti che per fare punteggio, si cimentano nel sostegno, che è invece una cosa seria e richiede specializzazione. Competenza e doti umane particolari. Che la sofferenza di genitori che non hanno voce per urlare il dolore di una vita con un disabile dentro casa, non diventi l’arma di chi ha intenzione di prendere sotto gamba situazioni delicate, che possano sfociare in una nuova Barbarano. Che si abbassino i toni sulla violenza e che si accendano invece, una buona volta, i riflettori sulla riabilitazione e sull’impegno scolastico che ai soggetti autistici si deve più che ai normodotati. La violenza non è solo il colpo di forbice o gli insulti. Violenza per un autistico è anche quella di chi gli mette di fronte chi dovrebbe aiutarlo ad essere più indipendente e che invece, per colpa di impreparazione, inadeguatezza e improvvisazione rischia di commettere danni irreparabili su chi ha già la vita segnata da un grave handicap, che fa di lui un ‘diverso’ per tutta la vita.
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