Nell’angolo più anonimo della zona industriale di Oxford, Michigan, mentre un ventilatore ronzante combatte le zanzare sopravvissute, Michal Bilski armato di ago e DNA, inietta una miscela genetica in minuscole uova di zanzara. Tra i 500 e i 1.000 ovuli al giorno. Sta creando insetti geneticamente modificati capaci di sabotare la propria discendenza. Perché solo le zanzare ci salveranno dalle zanzare.
Dietro le quinte di questo laboratorio, gestito dalla biotech Oxitec, si lavora a una tecnologia che promette di rivoluzionare la lotta a malaria, dengue, Zika e chikungunya. Nella loro versione GM, le zanzare portano un gene che ne impedisce la riproduzione femminile. I maschi – che non pungono – si accoppiano e diffondono il gene. Le figlie muoiono prima di poter pungere. Le madri pure, dopo aver generato una generazione sterile. Fine della linea.
Dopo i primi test in Florida e Brasile, lo scorso anno Oxitec ha liberato le sue zanzare anche a Gibuti, nell’Africa orientale. Un banco di prova cruciale: il paese, un tempo vicino alla totale eradicazione della malaria, è stato invaso dalla zanzara Anopheles stephensi, una specie urbana resistente agli insetticidi, capace di eludere zanzariere e spruzzi chimici. Risultato? Da 27 casi nel 2012 a oltre 73.000 nel 2020.
Secondo l’OMS, nel 2023 ci sono stati 263 milioni di casi di malaria nel mondo, con quasi 600.000 morti. Il 94% dei casi in Africa, il 76% tra bambini sotto i 5 anni. E mentre le città africane crescono a ritmi vertiginosi, anche le zanzare fanno il loro upgrade urbano, approfittando di baraccopoli, fognature a cielo aperto e bidoni d’acqua stagnante.
Oxitec promette un approccio non solo innovativo, ma anche sicuro: la FDA americana e l’EPA hanno dato luce verde. Niente pericoli per uomini o ambiente, dicono. Certo, ci vogliono tempo e cautela: la zanzara è un bisturi, non una bomba. E la malaria è un mostro a più teste.
Il vero punto dolente resta il finanziamento. Con l’amministrazione Trump che ha chiuso i rubinetti dell’USAID, la cooperazione sanitaria globale vacilla. Ma l’AD di Oxitec, Grey Frandsen, resta ottimista: “È il momento di brillare. Le nuove tecnologie devono giocare il loro ruolo adesso, o mai più”.
