La sanità territoriale veneta è al collasso e il grido d’allarme lanciato in questi giorni dal presidente dell’Ordine dei Medici di Vicenza, Michele Valente, trova eco nelle parole del Partito Democratico vicentino. Una crisi senza precedenti — così viene definita quella che sta travolgendo la medicina di base, con centinaia di medici di famiglia mancanti all’appello e il rischio concreto di lasciare ampie fasce della popolazione senza assistenza primaria.
«Nel Vicentino – come in tutto il Veneto – siamo nel pieno di una crisi senza precedenti della medicina di base, e le risposte non possono più attendere», dichiara Davide Giacomin, Segretario provinciale del PD vicentino. «Oggi mancano oltre 280 medici di base, e altri 50 usciranno dal servizio entro fine anno. In assenza di interventi rapidi e strutturali, le visite domiciliari e ambulatoriali diventeranno un privilegio per pochi. I cittadini affrontano attese interminabili, servizi sempre più distanti, e Pronto soccorso sempre più sotto pressione. Non possiamo accettare questo declino in un sistema sanitario che dovrebbe essere fondato su prossimità, equità e solidarietà».
A rincarare la dose è la Consigliera Regionale Chiara Luisetto, che denuncia anni di scarsa pianificazione e l’assenza di una visione strategica da parte della Regione: «Il problema della carenza di medici non è nuovo. Da anni chiediamo interventi sulla sanità territoriale, a partire dall’incentivazione della presenza dei medici nelle aree interne e periferiche. Oltre a questo, serve alleggerire il carico burocratico che li opprime, fornendo strumenti concreti di supporto. La Regione ha sbagliato la programmazione delle borse di studio, perdendo tempo prezioso mentre i dati demografici parlavano chiaro».
Particolarmente critico il giudizio sulle Case di Comunità, fulcro della riorganizzazione territoriale prevista dal DM 77 del 2022, ma che in Veneto sembrano prive di una direzione chiara: «Qual è la reale visione della Regione? Le Case di Comunità dovrebbero rafforzare la sanità di prossimità, ma si parla già di chiudere punti prelievo e sportelli per accentrare tutto. Un percorso pericoloso, che rischia di trasformarsi in un’operazione di razionalizzazione al ribasso, se non condiviso con le comunità locali e i Sindaci. Anche le AFT (Aggregazioni Funzionali Territoriali) partono con molte incertezze».
Il messaggio che arriva dal Partito Democratico vicentino è netto: «La Regione ascolti le voci del territorio, pianifichi con lungimiranza e investa con convinzione nella salute pubblica. La sanità non è un’azienda: è un bene comune che va tutelato, garantendo a ogni cittadino l’accesso ai servizi. Il diritto alla salute non è negoziabile, e noi continueremo a lottare per difenderlo».
Mentre la popolazione invecchia e i bisogni sanitari crescono, la crisi dei medici di medicina generale rischia di trasformarsi nel punto di rottura dell’intero sistema. Senza scelte rapide e strutturate, la sanità di territorio potrebbe diventare il grande assente di un modello che si fonda proprio sulla sua capillarità.
