Dal 2020 al 2024 i medici di medicina generale in Veneto sono calati di 349 unità, i pediatri di libera scelta di 46. A fine 2024 le zone carenti di medici di medicina generale erano sono 728 (+385 dal 2019), gli incarichi vacanti dei medici di continuità assistenziale 669 (+254 dal 2019), quelli vacanti nel nuovo ruolo unico sono 1943 a fine maggio 2025. E in tutto questo in Veneto il numero medio di assistiti per medico è 1.524, con punte fino a 1.600- 1.700. “Si tratta di numeri di assistiti per medico tra i più alti in Italia”, annota la Cgil che nei giorni scorsi, ha presentato l’aggiornamento sulle cure primarie in regione elaborato dai ricercatori di ires Veneto. Quello che emerge è “un significativo aumento delle criticità, dalla carenza dei medici di base alla continuità assistenziale”. ‘Traduce’ Paolo Righetti, del dipartimento Welfare della Cgil del Veneto: “Molte persone hanno difficoltà di accesso all’assistenza di base, o comunque che non hanno la possibilità di scegliersi il medico, soprattutto nelle zone più periferiche e disagiate”.
Molti medici hanno un carico assistenziale “elevatissimo che incide negativamente sulla tempestività e sulla qualità del servizio” e la situazione è destinata “a peggiorare anche a causa dei futuri pensionamenti: le previsioni nel 2025 sono di 862 entrate a fronte di 1.018 uscite dalla professione medica. Pesa, inoltre, la ridotta partecipazione al Corso di formazione specifico rispetto ai posti disponibili e alle borse di studio finanziate (146 su 248 nel 2024)”. L’elenco dei problemi però non è finito qui.
La Cgil ci aggiunge che è “ancora in alto mare la definizione e realizzazione del nuovo sistema di cure primarie”, In “alto mare” dunque, sono questioni come la presenza dei medici nelle case di comunità hub e spoke, la costituzione delle equipe multidisciplinari per la gestione delle cronicità, il coordinamento con le altre strutture della filiera territoriale dell’assistenza, elenca Righetti. Continua allora Tiziana Basso, segretaria della Cgil del Veneto, sollecitando la Regione ad avviare “un progressivo superamento della carenza di medici, recuperando i ritardi nella programmazione dei percorsi formativi, garantendo un maggior numero di borse di specialità e rendendo più attrattiva la partecipazione ai corsi, a partire dall’aumento dell’erogazione economica. Infatti, chi frequenta la specializzazione di medicina generale prende 11.000 euro annui rispetto ai 25-26.000 degli altri medici specializzandi”. Inoltre, è urgente la definizione del nuovo assetto della medicina di base nel territorio. “Devono essere definite funzioni e modalità dell’attività che i medici di base devono prestare nelle case di comunità, deve essere garantita la copertura del presidio orario prevista nelle Aree funzionali territoriali e la prossimità territoriale dell’accesso all’assistenza medica di base e agli studi dei medici, ripristinando le esperienze positive delle medicine di gruppo integrate. L’esigenza di una sempre maggiore integrazione tra tutte le strutture e il recente avvio del nuovo ruolo unico per i medici dell’assistenza primaria, confermano la necessità di passare a un’assunzione diretta dei medici di base da parte delle Ulss, almeno a partire dai nuovi incarichi”, esorta Basso. Tutte questioni che saranno ribadite al tavolo del 9 luglio che ha per tema le scadenze degli interventi del Pnrr, l’assistenza sanitaria territoriale, l’organizzazione e i servizi degli Ambiti territoriali sociali, la non autosufficienza e la residenzialità per gli anziani.
