I bambini che hanno cominciato la prima elementare nel 2013 sono stati 512.867. Nel 2022, circa 100.000 di meno: future donne e uomini che mancheranno nel contribuire alla creazione del valore per le attività economiche nel nostro territorio, dato che non esiste incremento di efficienza produttiva che possa tenere il passo con questa glaciazione demografica. Non esiste quindi una terza via, al rendere più appetibile il nostro paese all’arrivo di lavoratori stranieri, dato che non possiamo pensare alla deflazione come alternativa.
“Accogliamo positivamente l’incremento delle quote per l’ingresso di lavoratori stranieri: è un segnale di apertura. Ma è evidente che l’attuale sistema del cosiddetto Decreto Flussi non risponde efficacemente ai reali bisogni delle imprese e non garantisce tempi certi e percorsi affidabili.” Così Mario Roberto Carraro, vicepresidente di Confindustria Vicenza con delega alle Politiche del Lavoro, interviene sul nuovo DPCM approvato dal Consiglio dei Ministri.
“Il sistema del click day, anche dopo le modifiche apportate, è basato su criteri di programmazione meramente quantitativi e poco corrispondenti alle esigenze differenziate dei singoli territori. Non tiene infatti conto della qualità delle domande, dei profili richiesti, della continuità produttiva, delle esigenze dei territori. Le imprese chiedono persone con competenze specifiche, quando servono, dove servono. Il meccanismo attuale è rigido e non funziona.”
Carraro sottolinea come molte aziende, soprattutto dell’industria, si siano ormai allontanate dal canale del Decreto Flussi: “L’esperienza ci mostra che buona parte delle quote autorizzate non si traduce in reali assunzioni. Tra tempi lunghi, burocrazia, ostacoli operativi, il sistema perde appeal.
In provincia di Vicenza stimiamo che, a breve distanza temporale, nel 2035 mancheranno nell’industria e nei servizi 35.000 lavoratori. Ragionando sul breve periodo, l’ultimo bollettino di Unioncamere sui programmi occupazionali delle imprese di Vicenza per il trimestre giugno-agosto 2025 evidenzia che sarebbero possibili 17.860 nuove entrate lavorative, di cui il 52% sarà probabilmente non coperto. Una percentuale significativa di queste entrate potrebbe quindi essere destinata a lavoratori stranieri, senza alcuna conseguenza occupazionale per il personale già presente nel territorio. Eppure, le nostre imprese incontrano tuttora grandi difficoltà nell’assumere personale straniero in modo regolare e tempestivo, circostanza che aiuterebbe a colmare questo gap sempre più rilevante tra domanda e offerta di lavoro.”
La proposta di Confindustria Vicenza è chiara: “Serve superare il principio delle quote fisse numeriche e costruire un sistema basato sulle richieste concrete delle imprese, con criteri qualitativi: ruolo richiesto, localizzazione, competenze, durata. Le assunzioni devono poter avvenire tutto l’anno, con controlli efficaci e responsabilizzazione delle aziende per quanto concerne la corretta gestione del personale richiesto.”
Carraro insiste anche sulla formazione e l’integrazione: “La formazione all’estero è importante, ma va affiancata da percorsi di inserimento sul territorio, anche in azienda, con priorità alla sicurezza. Inoltre, molte persone già presenti legalmente in Italia potrebbero essere formate e impiegate stabilmente, sottraendole al lavoro irregolare e valorizzandone le potenzialità.”
Infine, un appello al pragmatismo: “L’Italia ha bisogno di manodopera. La denatalità è una realtà strutturale. Non possiamo più permetterci un modello pensato per un mondo che non esiste più. Chiediamo al Governo di aprire un confronto vero con le imprese per costruire un sistema più flessibile, rapido, coerente con il mercato del lavoro. È il momento di fare scelte coraggiose e concrete: ne va della sicurezza futura delle nostre aziende”
