Nelle prossime ore è previsto un abbassamento delle temperature che, concomitante con le intense perturbazioni previste, porterà neve a 2.900/3.000 metri. Il calo termico potrebbe inoltre dare origine al fenomeno del verglass, una sottile pellicola di ghiaccio invisibile che ricopre la roccia, rendendo insidiosi pareti e sentieri. Consigliamo di prestare la massima attenzione sia agli alpinisti che agli escursionisti, specie a chi si dovesse trovare impegnato in lunghi trekking in quota, sprovvisto di ramponi e dell’attrezzatura richiesta in alta montagna. Le caratteristiche “invernali” possono infatti creare notevoli difficoltà a chiunque si trovi ad altitudini elevate, non escluse le squadre di soccorso.
Nei giorni scorsi sono state numerose le richieste di aiuto da parte di persone investite da pioggia e maltempo. Ricordiamo che i fulmini non rappresentano l’unico pericolo legato ai temporali e alle forti perturbazioni. Qualsiasi terreno diventa molto più scivoloso: le praterie alpine con erba alta, la roccia bagnata, il sottobosco di foglie, il suolo fangoso; sono possibili e frequenti smottamenti e frane, che modificano il tracciato dei sentieri, causano la caduta di piante, rendono inaccessibili interi tratti dei percorsi. Anche i corsi d’acqua minori, semplici ruscelli attraversati senza alcun problema all’andata, si ingrossano con gli apporti dei versanti e possono riempirsi all’inverosimile rendendo impossibile guadarli. Inoltre sulle pareti possono formarsi cascate istantanee, che ostacolano il passaggio e fanno cadere materiale dall’alto. Sui ghiaioni è facile che i segnali, come gli ometti, si smuovano o siano celati da materiale di scorrimento. Non è inconsueta l’improvvisa comparsa di nebbie.
La prolungata permanenza sotto la pioggia può rendere inefficaci protezioni impermeabili. Restare a lungo bagnati e al freddo può far insorgere condizioni di ipotermia.
Comunicato Stampa
