Un momento di maternità diventato simbolo, tra consensi, critiche e un messaggio ancora oggi attuale. Nel luglio del 2018, durante la Miami Swim Week, una sfilata destinata a mostrare bikini e abbronzature perfette si trasformò – inaspettatamente – in una dichiarazione sulla maternità, la libertà e la normalità dell’allattamento. In passerella, tra modelle e flash, comparve Mara Martin, indossando un due pezzi dorato e tenendo in braccio la figlia di cinque mesi. Mentre camminava sotto i riflettori, la bambina poppava serenamente. Nessuna messinscena, nessuna provocazione costruita a tavolino: solo una madre che, nella quotidianità di quel gesto, ha ridefinito i confini tra pubblico e privato. La foto di Mara, diffusa dai media di tutto il mondo, generò un’onda di reazioni contrastanti. Da un lato venne celebrata come simbolo di empowerment, maternità libera e normalizzazione dell’allattamento in pubblico; dall’altro, non mancarono critiche, accuse di esibizionismo e commenti intrisi di moralismo. A molti sembrava inconcepibile che una donna potesse allattare in passerella come se fosse la cosa più naturale del mondo. Eppure lo era. Il gesto non era stato pianificato. Mara, modella non professionista, aveva partecipato a un casting aperto da Sports Illustrated, portando con sé la figlia. Il tempo in backstage si era allungato, la bambina aveva fame, e l’allattamento era iniziato spontaneamente poco prima della sfilata. Quando le fu chiesto se volesse salire in pedana in quel momento, accettò, senza immaginare che sarebbe diventata un caso mediatico.

Quel frammento di vita,  una madre che nutre la propria figlia, mostrato sotto i riflettori e davanti a un pubblico globale, ha avuto il merito di sollevare una questione ancora aperta: perché l’allattamento, in pubblico, fa ancora così discutere? Perché un gesto così intimo e necessario viene spesso nascosto, censurato o relegato a contesti domestici? A distanza di anni, l’immagine di Mara Martin continua a essere potente. Non tanto per il clamore che ha suscitato, quanto per ciò che rappresenta: la bellezza della maternità priva di filtri, la forza di un corpo che nutre, e il diritto di ogni donna a vivere pienamente la propria identità – anche in passerella.

Valentina Ruzza

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