Daniele Orsato ha voltato pagina. Dopo una carriera ai massimi livelli — 289 partite dirette in Serie A, secondo solo al leggendario Concetto Lo Bello — l’ex arbitro internazionale ha appeso il fischietto al chiodo al termine degli Europei del 2024. Ora, come racconta in un’intervista al Corriere del Veneto, si dedica interamente al suo nuovo incarico: designatore per la Serie C.

Nel ritiro arbitrale di Cascia, tra le colline umbre, Orsato ha parlato ai giovani arbitri con la consueta determinazione, dichiarando senza esitazioni di non sentire affatto la mancanza del campo. Ha detto di aver chiuso tutto “in un cassetto”: ricordi, fischietto, cartellini. Anche ai suoi figli ha lasciato libertà di prendersi ciò che vogliono, segno di una rottura netta col passato. “L’arbitro che era dentro di me è morto”, ha affermato con fermezza. Ora guarda avanti, perché secondo lui vivere di ricordi significa smettere di crescere.

Alla guida dei giovani fischietti della Serie C, però, Orsato non cerca emulatori. Non vuole che gli arbitri in formazione replichino il suo stile: ogni direttore di gara, ha spiegato, deve sviluppare un’identità propria. Ha anche sottolineato come, all’interno del gruppo, l’unico principio sia quello della meritocrazia. “Ognuno ha ciò che si merita, lo sport non mente mai”, ha ricordato.

Riguardo a chi tra i suoi allievi potrebbe un giorno raccoglierne l’eredità, Orsato ha voluto frenare ogni entusiasmo prematuro. Per lui, i giovani devono concentrarsi sul presente, sulla Serie C, e non pensare subito a Serie A e B. “Il nostro slogan è: C siamo”, ha detto, quasi a voler ribadire l’importanza di restare ancorati alla realtà attuale.

Una delle novità più rilevanti introdotte nella nuova stagione è il Football Video Support, una sorta di VAR a chiamata che consentirà agli allenatori di chiedere due revisioni per azioni dubbie. Orsato ha accolto con favore la novità, definendola un’occasione di crescita e comunicazione tra panchine e arbitri. Se gli allenatori resteranno sereni, ha osservato, tutto funzionerà al meglio.

Tuttavia, l’ex fischietto vicentino ha anche espresso forte preoccupazione per una delle problematiche più gravi che affliggono oggi il mondo arbitrale: la violenza contro i direttori di gara, soprattutto tra i dilettanti e nei settori giovanili. A suo giudizio, si tratta ormai di un tema sociale più che sportivo, che richiede un cambiamento culturale profondo. Ha lodato le recenti modifiche legislative che equiparano l’aggressione a un arbitro a quella contro un pubblico ufficiale, ma ha anche detto chiaramente che senza una trasformazione della mentalità sarà difficile risolvere il problema.

Infine, ha parlato dei social network, considerati una delle fonti principali di stress per i giovani arbitri. Orsato, che si definisce rigorosissimo su questo tema, invita i ragazzi a starne lontani: “Niente social e più vita vera”, ha dichiarato, ribadendo come la paura sia il vero nemico da combattere.

In fondo, ha detto, tutto parte da valori semplici, imparati da ragazzo quando faceva l’elettricista: rispetto, sacrificio, umiltà. “L’umiltà è il vero segreto per andare lontano, in ogni mestiere”, ha concluso.

Orsato non arbitra più, ma il suo impegno — forse oggi più che mai — resta decisivo per il futuro del calcio.

Articolo tratto da un’intervista rilasciata al Corriere del Veneto

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