È polemica in Veneto sulla progressiva cancellazione delle impegnative per la mappatura dei nei, un esame dermatologico essenziale per la prevenzione del melanoma, una delle forme tumorali più invasive e in crescita nella regione. A sollevare l’allarme è stato nei giorni scorsi Giuseppe Palmisano, segretario regionale della FIMMG (Federazione Italiana Medici di Medicina Generale), con un’intervista pubblicata dal settimanale diocesano La Vita del Popolo.
Secondo Palmisano, da circa un anno in tutte le ULSS venete sarebbe in corso una graduale rimozione di questo esame preventivo dai servizi erogati tramite il sistema sanitario pubblico, giustificata – a quanto risulta – da motivi di contenimento della spesa e valutazione dell’appropriatezza delle prestazioni. Un provvedimento che, però, suscita forte preoccupazione in ambito medico e politico.
Una visita fondamentale per la prevenzione del melanoma
La mappatura dei nei è uno strumento fondamentale per la diagnosi precoce dei tumori della pelle. Interrompere la possibilità di accedervi con impegnativa – e quindi gratuitamente o con ticket – secondo medici e operatori sanitari, significa aumentare significativamente i rischi per migliaia di cittadini, in particolare per le fasce più fragili.
Anche sul fronte istituzionale, non si sono fatte attendere le reazioni. A intervenire con decisione è la consigliera regionale del Partito Democratico, Anna Maria Bigon, vicepresidente della commissione sanità del Consiglio regionale del Veneto: “È allarmante la denuncia della Fimmg. La mappatura dei nei è un esame fondamentale che dovrebbe rientrare a pieno titolo nei servizi garantiti dal sistema sanitario pubblico. Rinunciarvi significa aumentare il rischio di diagnosi tardive per patologie gravi, come il melanoma”. Bigon sottolinea come questo episodio sia il sintomo di un progressivo disinvestimento nella prevenzione, ricordando i dati sugli stanziamenti regionali: “Nel 2022 il Veneto destinava 625 milioni di euro alla prevenzione, nel 2023 si è scesi a 505 milioni. Sono 120 milioni in meno in un solo anno, un taglio netto e inaccettabile. La Regione deve correggere il tiro, non si può fare cassa tagliando su controlli salvavita”.
Dalla sanità ai cittadini: il disagio si tocca con mano
Sulla stessa linea anche la voce dei comitati civici, in prima linea nel monitorare le criticità del sistema sanitario regionale. Orianna Zaltron, portavoce del Comitato Sanità Pubblica Alto Vicentino e referente di CoVeSaP, denuncia la difficoltà crescente per i cittadini nell’ottenere visite dermatologiche nei tempi previsti: “La visita dermatologica è la più richiesta tra quelle per cui ci si rivolge agli sportelli del nostro comitato, e una parte significativa riguarda proprio la mappatura dei nei. È tra le più domandate anche negli altri 48 sportelli attivi in tutto il Veneto. Non si può ridurre le liste d’attesa eliminando le prestazioni: è una scelta miope e pericolosa”. Oriana Zaltron insiste anche sul rischio di aumento dei costi sanitari nel medio-lungo periodo: “Eliminare la prevenzione non fa risparmiare, ma fa aumentare le spese per la cura. È una strategia controproducente sotto ogni punto di vista. Se la Regione vuole davvero contenere le liste d’attesa, cominci col reintegrare le prestazioni essenziali e con investimenti strutturali, non con tagli”.
Intanto, dal fronte politico e dalla società civile arriva una richiesta unanime alla Giunta Zaia: fermare i tagli alla prevenzione e ristabilire un diritto fondamentale alla salute, prima che a pagarne il prezzo siano, ancora una volta, i cittadini più deboli.
Per completezza d’informazione abbiamo chiesto, tramite ufficio stampa, una dichiarazione alla “nostra” Ulss 7, che ha preferito non commentare il provvedimento della Regione Veneto.
N.B.
