“I ragazzi possono ballare fino all’alba ma non servire ai tavoli?” L’allarme lanciato da Crepet suona forte: la vera emergenza non è il disagio giovanile, ma l’adultità assente.

Paolo Crepet torna al centro del dibattito sull’educazione dei giovani italiani, e lo fa con la consueta lucidità provocatoria. In un’intervista a Il Messaggero, il noto psichiatra e sociologo ha puntato il dito contro una delle grandi contraddizioni del sistema educativo e sociale: quella che concede agli adolescenti libertà da adulti nella sfera privata, ma li priva di reali strumenti di autonomia, a partire dal mondo del lavoro.

Libertà notturne, divieti diurni

“I ragazzi possono comportarsi da adulti quando escono alla sera, bevono, tornano tardi”, osserva Crepet. “Ma non possono firmare un contratto per lavorare come camerieri il sabato sera”. La contraddizione è lampante: “A 16 anni non hai la possibilità di lavorare, mentre invece hai la maturità per fare le 6 del mattino?”.

È un paradosso che rivela, secondo lo psichiatra, una società disorientata, dove la responsabilità è concessa solo quando non comporta obblighi reali. I sedicenni sono trattati come adulti nei comportamenti ricreativi, ma infantilizzati quando si tratta di compiere scelte consapevoli e assumerne le conseguenze.

La scuola dell’assistenza

Crepet non risparmia critiche nemmeno al sistema scolastico. A suo dire, l’educazione italiana è sempre più improntata a un approccio assistenziale, che anziché sostenere gli adolescenti, li scoraggia. “Il ricorso a didattiche di assistenza è cresciuto in modo esponenziale”, sostiene, evidenziando come ciò abbia portato a una dipendenza dall’aiuto esterno che ostacola lo sviluppo dell’autonomia personale.

Il disagio degli adolescenti, sottolinea Crepet, non è sempre patologico. “Molte difficoltà sono fisiologiche, date dall’età, e non derivano da patologie”. Eppure, il sistema sembra incline a medicalizzare qualsiasi forma di sofferenza o insicurezza, creando un ambiente in cui la fragilità viene alimentata e istituzionalizzata.


Genitori adolescenti e figli senza guida

La responsabilità, secondo Crepet, ricade anche sui genitori della Generazione Z, che descrive come “adulti che fanno a gara con i figli a chi è più adolescente”. È il ritratto di una genitorialità confusa, dove madri e padri concedono ai propri figli una “vita da adulti” solo per poi intervenire in modo iperprotettivo nei momenti di difficoltà, arrivando persino a giustificare comportamenti inadeguati davanti agli insegnanti.

“Spesso il soccorso che garantiamo è sproporzionato e portatore di guai”, avverte lo psichiatra. In altre parole: più si protegge, più si indebolisce. Questo meccanismo, definito da Crepet come “genitori paracadute”, produce adolescenti incapaci di affrontare frustrazioni e ostacoli, disabituati a sbagliare e a imparare dai propri errori.

Il prezzo della fragilità: adulti immaturi e dipendenti

Secondo l’analisi di Crepet, l’effetto finale di questo modello educativo è una fragilità strutturale che accompagna gli individui ben oltre l’adolescenza. I giovani cresciuti in contesti iperprotettivi sviluppano aspettative irrealistiche sul mondo esterno e una cronica incapacità di prendere decisioni autonome.

La medicalizzazione eccessiva, unita alla didattica assistenziale e al genitore-salvagente, finisce così per impedire la costruzione di competenze emotive fondamentali. Il risultato? Giovani adulti poco resilienti, insicuri, dipendenti da interventi esterni per affrontare anche le sfide più comuni della vita quotidiana.

La proposta: restituire ai giovani il diritto (e il dovere) di scegliere

Per uscire da questo circolo vizioso, secondo Crepet, serve una rivoluzione culturale che rimetta al centro il concetto di responsabilità personale. La sua proposta è semplice, ma radicale: “Smettere di scegliere al posto loro”. Solo così sarà possibile formare individui capaci di affrontare la complessità del mondo con consapevolezza e autonomia.

In un’epoca in cui i ragazzi possono ballare fino all’alba ma non servire ai tavoli, l’allarme lanciato da Crepet suona forte: la vera emergenza non è il disagio giovanile, ma l’adultità assente.

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