Nel dibattito sempre più acceso sul cambiamento climatico, la voce di Marco Rabito , meteorologo certificato AMPRO, divulgatore scientifico e vicesindaco di Monticello Conte Otto ,  si distingue per rigore scientifico e chiarezza comunicativa. A muoverlo non è l’allarmismo, ma la lettura oggettiva di dati che raccontano una realtà ormai innegabile: il cambiamento climatico è qui, sta colpendo anche l’Italia, e i suoi effetti si intensificano di anno in anno.

Veneto tropicale, inverni dimezzati

“La regione Veneto, in particolare, è diventata un esempio lampante della nuova “normalità climatica”. Nell’estate 2024 si sono registrate ben 48 notti tropicali (temperatura minima sopra i 20°C), contro una media di appena 9 negli anni ’90. Le giornate di elevato disagio fisico sono salite da 3 a 24, mentre le ondate di calore durano ormai più del doppio rispetto a trent’anni fa. – spiega Rabito”

“Nemmeno l’inverno consola: le giornate di gelo si sono ridotte a 55, contro le 79 degli anni ’90. Il risultato? Meno neve sulle Prealpi, assenza totale di neve in pianura e operatori turistici in crisi da anni”.

Eventi estremi: dalla straordinarietà alla quotidianità

“Non parliamo più di eventi eccezionali, ma della nuova normalità”, sottolinea Rabito. E l’elenco di fenomeni estremi degli ultimi soli quattro anni lo conferma: alluvioni a Lignano e Bibione (settembre 2025), con mezzo metro d’acqua, campeggi evacuati e danni ingenti; grandinate record in Veneto e Friuli (2023), con chicchi fino a 19 cm e 1,3 miliardi di euro di danni stimati.  Eventi alluvionali a catena in Emilia Romagna, con campagne sommerse per settimane;. Valanghe in Svizzera, debris flow nelle Dolomiti, alluvioni con centinaia di vittime in Europa.  E ancora: Mortegliano, Torri di Quartesolo, Rimini, Riccione, Castelnovo, Portoferraio, Alcamo. A questi si aggiungono fenomeni passati come la tempesta Vaia (2018), i tornado veneti del 2015 e 2013, l’alluvione di Vicenza del 2010. La lista è lunga e drammatica”.

Il confronto con Berlato: “Negare è irresponsabile”

Nonostante l’evidenza, una parte della politica continua a negare la responsabilità umana nel cambiamento climatico. È il caso dell’eurodeputato veneto Sergio Berlato (Fratelli d’Italia), che ha recentemente dichiarato “priva di fondamento scientifico” l’idea che la CO₂ prodotta dall’uomo sia la causa del riscaldamento globale, attribuendone le colpe all’attività solare. Berlato ha anche definito “terrorismo ideologico” le previsioni catastrofiche, citando il clima del Medioevo come prova che il riscaldamento può avvenire anche senza combustibili fossili. La replica di Rabito è ferma e documentata: “Assolvere l’essere umano dalle proprie responsabilità è ancora più grave che negare il cambiamento climatico”. Ricorda che l’aumento di 1,5 °C già raggiunto a livello globale è stato superato in Veneto in soli trent’anni. Le Alpi stanno perdendo ghiacciai millenari e la disponibilità idrica è a rischio.

Dati scientifici alla mano

Rabito insiste sul metodo scientifico come unico strumento valido per comprendere e affrontare il cambiamento climatico. Non si tratta, spiega, di opinioni personali o ideologie, ma del frutto di decenni di studi peer-reviewed, analisi di dati, osservazioni globali e consenso tra migliaia di scienziati. Il rapporto dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) è il documento cardine per le politiche climatiche globali, basato su migliaia di studi indipendenti. “Le Scienze dell’Atmosfera non sono opinabili, come non lo è la matematica o la medicina — sottolinea —. Rifiutare questi dati significa rifiutare le soluzioni”.

Caldo e disuguaglianze sociali

Oltre ai danni ambientali ed economici, il riscaldamento globale accentua le disuguaglianze sociali. Rabito ha più volte proposto di trasformare edifici pubblici (scuole, biblioteche, municipi) in rifugi estivi per anziani e persone fragili durante le ondate di calore, ma le sue proposte sono spesso rimaste inascoltate, travolte dalle polemiche politiche.

“La demografia sta cambiando: gli anziani sono sempre di più e molti vivono da soli. Offrire luoghi sicuri contro il caldo estremo è un dovere civile”, afferma.

Crisi climatica e migrazioni: un legame diretto

Infine, Rabito evidenzia un aspetto spesso ignorato nel dibattito: il legame tra clima e migrazioni forzate. Secondo il Migration Policy Institute, nel solo 2022 oltre un milione di persone in Somalia sono fuggite dalla siccità. Complessivamente, 33 milioni di spostamenti sono stati causati da disastri naturali. La Banca Mondiale stima fino a 200 milioni di sfollati climatici entro il 2050, se non verranno adottate misure urgenti.

“Il clima non è un complotto”

La posizione negazionista di Berlato, che si definisce “ambientalista praticante” nonostante la passione per la caccia e la sua opposizione alle politiche ambientali europee, rappresenta una corrente politica che nega il ruolo umano nel riscaldamento globale e accusa gli scienziati di catastrofismo. Rabito non ci sta con parole chiare: “La politica non può continuare a fare finta di nulla. Il clima non è un complotto e i fatti ci stanno dando torto ogni giorno”.

 

Cosa ha dichiarato Sergio Berlato

 «Si parla di riscaldamento globale come se i cambiamenti climatici fossero un fenomeno inedito e prevalentemente causato dalle attività umane. Eppure, la storia ed i riscontri scientifici ci raccontano altro. Mille anni fa, durante il medioevo, la temperatura della terra era mediamente più elevata di quella attuale, eppure nessuno in quei tempi inquinava l’atmosfera utilizzando carbone o derivati del petrolio. Mentre alcuni studiosi costruiscono le loro teorie sulla base delle loro previsioni catastrofiche, gli scienziati seri riportano dati storici e scientificamente documentati, dai quali si desume che i cambiamenti climatici sono sempre esistiti ed esisteranno sempre perché legati prevalentemente alla diversa intensità dell’attività solare e non certo alle attività umane. Le previsioni catastrofiche basate sull’ideologia vengono utilizzate per terrorizzare l’opinione pubblica allo scopo di giustificare tasse, vincoli e limitazioni delle libertà individuali non altrimenti razionalmente giustificabili».

M.P.

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