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La campagna elettorale per le prossime regionali venete è cominciata. O meglio: è cominciata per il centrosinistra, che gioca d’anticipo e prova a sfruttare i ritardi del campo avversario. In un Veneto dove il centrodestra governa da trent’anni e resta formalmente favorito, per una volta sono gli sfidanti a essersi mossi per primi, compatti, con candidato, liste e strategia già in campo.
Alla festa del Pd di Treviso, nel prato della Fiera, Giovanni Manildo, ex sindaco del capoluogo della Marca, ha ricevuto il sostegno ufficiale della segretaria dem Elly Schlein. Ma l’incontro, affollato e festoso, è solo l’ultimo tassello di un piano che punta a colmare un gap strutturale con un elemento spesso decisivo nelle competizioni elettorali: il tempo. La coalizione guidata dal Partito Democratico e, stavolta, realmente unita, ha avviato la campagna con settimane di vantaggio. Le liste sono già definite, il candidato gira il territorio e l’elettorato viene mobilitato anche attraverso le grandi figure nazionali. Tutto questo, mentre il centrodestra è ancora impegnato in trattative interne per scegliere il nome che prenderà il posto di Luca Zaia, presidente uscente e figura ancora centrale nel consenso regionale.
Il vantaggio temporale accumulato dal centrosinistra non è solo una questione di comunicazione. Con un centrodestra che non ha ancora un candidato ufficiale e non ha formalizzato alcuna lista, Manildo ha potuto già iniziare a presidiare i temi locali, costruire la propria immagine pubblica e definire il profilo di una candidatura che punta a intercettare il voto di opinione e quello civico. Dall’altra parte, la situazione è tutt’altro che definita. Il nome sul tavolo è quello di Alberto Stefani, giovane segretario regionale della Lega, molto vicino a Matteo Salvini. Sembra essere il candidato naturale indicato anche da Zaia, che lo ha anche elogiato. Ma su Stefani Fratelli d’Italia frena: non ha ancora rinunciato all’idea di esprimere un proprio nome, e se dovesse accettare la proposta leghista, lo farà solo in cambio di contropartite politiche pesanti: assessorati chiave, candidature strategiche nei comuni più importanti.
La situazione rischia di diventare un boomerang per la coalizione di governo regionale. Se le elezioni, come appare probabile, si terranno il 23 e 24 novembre, le settimane che restano non sono molte. E se il centrodestra si presenterà al voto con un candidato poco noto, con una campagna affrettata e senza un’unità reale tra Lega, FdI e Forza Italia, il terreno per una sfida vera potrebbe finalmente esserci. A questo si aggiunge l’incognita della lista Zaia, un contenitore personale che, secondo un recente sondaggio, potrebbe pesare, sottraendo consensi proprio ai partiti di centrodestra e rischiando di creare più problemi che vantaggi alla coalizione.
Nel frattempo, il centrosinistra si muove: presidi territoriali, incontri pubblici, proposte sulla sanità, sul lavoro, sull’ambiente e sulla casa. Un’agenda che Manildo cercherà di declinare a livello locale, con Schlein e gli altri leader nazionali impegnati a portare il dibattito anche su scala nazionale.
In politica, giocare d’anticipo può valere quanto (o più di) un punto percentuale. Soprattutto se il centrodestra continuerà a guardarsi allo specchio, anziché guardare il calendario.
di redazione AltovicentinOnline
